Roma «Tutti liberi, subito». Vogliono l'amnistia, gli arresti domiciliari, l'espulsione degli stranieri in galera. A scatenare la rivolta nei carceri romani di Rebibbia e di Regina Coeli, la sospensione dei colloqui con i familiari per l'emergenza coronavirus. In alternativa alle visite in parlatorio, incontri web attraverso Skype o via filo.
Il passaparola di Radio Carcere ci mette meno di un'ora per far arrivare la notizia a migliaia di detenuti e scatenare l'inferno. Dalle posate sbattute sulle sbarre delle celle ai materassi dati alle fiamme. «La situazione era già insostenibile prima dell'emergenza sanitaria - spiega l'avvocato Claudio Cipollini Macrì, ex detenuto oggi presidente dell'Associazione Detenuti Liberi - Con un sovraffollamento pari al 130 per cento, le carceri italiane stanno scoppiando. Chiediamo innanzitutto l'amnistia. Questa porterebbe a un alleggerimento dei Tribunali che sono al collasso. Ovviamente solo per chi ha commesso reati minori. Per quanto riguarda il problema del virus che si sta diffondendo la nostra proposta è quella degli arresti domiciliari come pena alternativa. Con l'obbligo del braccialetto elettronico che non costerà nulla allo Stato. Chiediamo di far pagare al detenuto il canone della società privata che gestisce il controllo antievasione».
Cipollini si è laureato in carcere nel 2013, è avvocato e consulente tecnico legale. Da anni si batte per l'indulto e l'amnistia. «Senza essere accusati di razzismo - spiega al Giornale - considerando che la popolazione carceraria al 39 per cento è composta da stranieri in attesa di espulsione e che questi costano al giorno 186 euro ognuno, la soluzione è l'espulsione immediata. Cento euro di volo low cost e le celle si svuotano». L'avvocato Cipollini è convinto che nessun detenuto, una volta a casa, farebbe il furbo: «Persone in carcere per due o tre mesi di residuo pena? Ai domiciliari. Se sgarrano gli si applica il 58ter, ovvero zero benefici per tre anni». Cipollini conclude: «La rivolta carceraria non l'abbiamo voluta noi ma l'hanno voluta le istituzioni. Sapete cosa significa per un detenuto attendere per sette maledetti giorni la visita di un familiare una sola ora a settimana?». Dal penitenziario alla strada: la rivolta è proseguita su via Tiburtina con striscioni e cortei.
Riceviamo e pubblichiamo
In merito all’articolo “Il legale ex detenuto: “Celle affollate” del 10 marzo 2020 a firma Stefano Vladovich si precisa che Claudio Cipollini Macrì, pur essendosi laureato in carcere nel 2013 in Giurisprudenza con una tesi sulla “Carta dei Diritti del Detenuto” e collaborando con importanti studi legali della capitale come consulente
tecnico, non ha sostenuto gli esami di Stato. Non essendo iscritto all’ordine degli avvocati, dunque, non è avvocato contrariamente a quanto riportato, per errore, nell’articolo stesso.Stefano Vladovich
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