«Appena finito: Imparato 1-Balotelli 0. Registrato per venti minuti. Voglio una Ferrari gialla... e una blu». È il terzo atto della storiaccia che vede protagonisti Mario Balotelli e una sedicenne vicentina. E non si capisce chi sia la vittima e chi il carnefice. Le registrazioni delle intercettazione, pubblicate sul Corriere della Sera, dimostrerebbero che il calciatore sarebbe stato oggetto di una trappola da parte del legale dell'adolescente. Questo l'avrebbe istruita ad arte per spillare all'attaccante più soldi possibili. La telefonata di Imparato a un collega compare negli atti della Procura di Vicenza, che chiede di processare il professionista per ricatto: 100 mila euro per non riferire alla stampa la vicenda. Imparato chiosa quando la collega gli chiede cosa farà con la registrazione. «Confessione piena... Devo pensarci, è delicatissimo - risponde -. Abbiamo fatto cento prove - aggiunge - . La ragazza è un'attrice nata. Alla fine Balotelli fa pena». Imparato, difeso dall'avvocato Ernesto De Toni, sentito dal Corriere però spiega: «La Ferrari? Una battuta». «Io e la cliente - prosegue - eravamo disposti a chiudere transando tra i 60 e i 100 mila euro. Balotelli ne offrì 30 mila. Sono accordi che si fanno per evitare alle vittime il peso di un processo. I soldi spettavano a lei e il mio onorario non bastava a comprare il cerchione di una Ferrari». E sul fatto che la ragazzina sia una brava attrice dice: «Avevamo bisogno di una confessione e solo lei poteva ottenerla. Intendevo dire che aveva gestito bene le emozioni, spingendolo a parlare di quella notte».
Accanto a questa inchiesta c'è poi quella sulla quale invece sono al lavoro i magistrati di Brescia per la presunta violenza mentre un terza Procura, quella dei minori di Venezia mira a far luce sull'ipotesi del ricatto, ma a carico della ragazza.
Era stata la ragazza proprio la vicentina, all'epoca dei fatti sedicenne, a denunciare Balotelli dicendo di essere stata violentata nell'estate del 2017 nella discoteca High Club di Nizza, dove Mario giocava. Lui aveva sempre negato l'accusa, affermando che la ragazza era consenziente e aveva mentito sull'età, mostrando un documento dal quale risultava essere maggiorenne. E a sua volta aveva denunciato il tentativo di ricatto da parte della ragazza e del suo avvocato. Ora non si sa se fu o meno stupro, ma agli atti c'è anche una telefonata del 15 settembre 2017 tra il bomber e la presunta vittima: «Io piangevo, secondo te perché piangevo? (...) Che poi ti dicevo sempre di smetterla, di smetterla, di smetterla e non ce la facevo...». E dice che gli chiedeva di interrompere i rapporti, iniziati in modo consensuale. Lui sembra ammettere di aver sentito i lamenti: «la terza volta ho visto che ti faceva male e ho smesso». Ma a togliere pieno credito alla ragazzina un'altra chat, con un'amica: «L'avvocato mi ha detto che devo dirgli che ho un trauma, che non dormo e non vado a scuola. Continuo a pensarci e non ho nessuno con cui confidarmi. Devo dire 'ste cose a Mario. E gli devo dire che mi chieda scusa.
Così lo becco in pieno». Sembrerebbe tra l'altro che la 16enne nell'immediatezza dei fatti non avesse consapevolezza di essere stata vittima di abusi: «L'avvocato mi ha spiegato che se non si ferma subito allora è violenza».
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