Elezioni politiche 2022

"Una leggerezza, sono parole emotive. Ma il nostro mondo non è antisemita"

L'ex segretario dei Ds: "Quei post approssimativi, ma la sinistra è sempre stata con i più deboli e in Medio Oriente sono i palestinesi"

"Una leggerezza, sono parole emotive. Ma il nostro mondo non è antisemita"

Quella di Piero Fassino è un po' una lezione di storia, un po' un ammonimento. Ed è rivolto non solo ai due candidati del Pd, Raffaele La Regina e Rachele Scarpa, finiti nella bufera per alcuni post su Israele. Ma anche ad un «pezzo» della sinistra italiana che sulla questione mediorientale si lascia andare a letture «approssimative e dettate dall'emotività».

Onorevole, tutta la campagna elettorale a denunciare presunte derive fasciste a destra e poi il Pd casca sul candidato con uscite «antisemite»?

«Non credo proprio che La Regina sia antisemita. Ha riconosciuto l'errore, chiesto scusa e con generosità fatto un passo indietro. Ci vuole poi onestà intellettuale».

Su cosa?

«È falso che il Pd abbia atteggiamenti antisemiti. C'è un lungo elenco di esponenti del Pd, ma ancor prima dei Ds e del Pci, che hanno sempre coltivato i rapporti con Israele e riconosciuto la sua legittimità di esistere».

Però Rachele Scarpa, capolista in Veneto, ha parlato di «regime di apartheid di Israele».

«Anche lei ha corretto quel post. Sono espressioni spesso dettate dall'emotività».

Eppure sembrano fare breccia.

«Mi spiego. È evidente che nel conflitto vi sia un contendente più debole, cioè il popolo palestinese. E siccome istintivamente la sinistra sta con i più deboli, questo viene tradotto in un sentimento di solidarietà verso i palestinesi. Ma è errato derivarne un pregiudizio nei confronti di Israele. La complessità della questione mediorientale sta nel fatto che non sono in competizione un torto e una ragione. Ma due ragioni e due diritti, entrambi legittimi e da riconoscere».

Crede che nel Pd ci sia una spaccatura nella lettura della storia tra giovani e vecchia guardia?

«La stragrande maggioranza dei militanti riconosce pienamente nella soluzione due popoli, due Stati: diritto di Israele a vivere sicuro e riconosciuto dai suoi vicini, diritto dei palestinesi ad avere una propria patria».

Però

«Poi ci sono posizioni minoritarie, che si manifestano in settori radicali, ma esterni al Pd. Israele, va ricordato, è l'unica democrazia del Medio Oriente in uno scenario segnato da regimi autocratici e di negazione dei diritti civili e politici».

Ci fu un momento critico nei rapporti tra la sinistra e Israele.

«Certo, e parliamo delle guerre del '67 e del '73. Però quei conflitti si iscrivevano nella contrapposizione tra Occidente e mondo comunista che portò la sinistra mondiale a stare con i Paesi arabi. Anche in quegli anni il Pci e il Psi continuarono a mantenere relazioni con Israele. E la distanza fu superata a partire dal 1982 quando, di fronte alla guerra in Libano, si manifestò in Israele un movimento democratico e progressista».

Sono però recenti i fischi alla Brigata Ebraica il 25 aprile e le bandiere bruciate dai centri sociali.

«Fischi inaccettabili, come è inqualificabile che si brucino le bandiere di Israele. Gesti di frange estremiste che peraltro non dicono una parola sugli attentati e sulle violenze organizzate da Hamas e Jihad islamica».

A sinistra serpeggiano posizioni antisemite?

«Non nel Pd. E comunque sono sbagliate e vanno contrastate senza se e senza ma».

Ma allora come è possibile che La Regina, nonostante quei post, sia diventato capolista nelle liste del Pd?

«Credo che Raffaele non si sia mai occupato di Medio Oriente e quel post sia stato una esternazione improvvisata, influenzata forse da posizioni radicali presenti in certi settori del mondo giovanile. Parole d'ordine che però il Pd combatte e contrasta con fermezza. Mi faccia poi dire una cosa...».

Prego.

«Non possiamo far finta di non sapere quale storia ha alle spalle Fdi. Un suo esponente qualche giorno fa è stato sospeso per espressioni inaccettabili sull'Olocausto. Come vede, nessuno è immune».

Qual è il vero errore di La Regina e Scarpa?

«Giudicare Israele come se fosse un'entità indivisibile e senza articolazioni interne. Non è così. Come in tutte le democrazie, ci sono sinistra e destra, democratici e integralisti.

Categorie come Israele razzista o stato di apartheid sono fondate su giudizi sommari e non aiutano la pace».

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