Roma - La spiegazione ufficiale è arrivata dal premier Paolo Gentiloni. Prima che spuntassero retroscena sulla sconfitta del suo ministro e cronache dell'ennesimo schiaffo europeo all'Italia. La candidatura al vertice dell'Ecofin dell'Economia Pier Carlo Padoan ha perso diversi punti.
Di Padoan «abbiamo parlato con diversi leader europei e l'impressione è che tutti abbiano una grande stima per la sua figura, ma ho anche l'impressione che tutti vogliano scegliere un presidente dell'Eurogruppo non per tre mesi ma per un periodo diverso». In sostanza il premier accredita la tesi di chi ancora sostiene che il presidente dell'organismo che riunisce i paesi dell'Euro, debba essere un ministro in carica. In realtà l'attuale presidente Jeroen Dijsselbloem non è più in carica da diverso tempo e costituisce un precedente che potrebbe favorire Padoan. Gentiloni ha assicurato che il governo sta ancora lavorando alla candidatura. «Comunque lavoriamo per avere una presidenza che spinga sulla linea della crescita e dello sviluppo economico».
In realtà ieri anche altre fonti hanno dato per perdente la candidatura di Padoan. A danneggiarlo, più che il mandato in scadenza, il fatto che i paesi del Nord hanno fatto pesare le obiezioni già note. In primo luogo il fatto che l'Italia ha già la presidenza della Bce e quella del parlamento europeo, rispettivamente con Mario Draghi e Antonio Tajani. E che le leve del potere economico europeo non possono essere affidate per due terzi (c'è anche il commissario agli Affari economici) a un paese sotto scacco per lo stato dei conti pubblici, deficit e debito pubblico.
Il giudizio sulla legge di Bilancio è stato meno benevolo del previsto. Ieri lo stesso ministro Padoan si è difeso sostenendo che l'Ue «non ha bocciato» lo schema di Bilancio e ha semmai «riconosciuto i progressi raggiunti dall'Italia» e non ci sarà bisogno di una manovra aggiuntiva.
Oggi la decisione, che potrebbe essere una conferma per sei mesi del politico socialista olandese, finito sotto i riflettori per un attacco inappropriato ai paesi del Sud, accusati di spendere in «donne e alcol».
La parte del leone nella trattativa la farà la Germani, anche se azzoppata dalla trattativa per il governo. E questo potrebbe favorire la candidata lettone Dana Reisniece-Ozola, esperta di business ed ex campionessa di scacchi. Ieri a Bruxelles non si escludeva nemmeno un blitz di un candidato tedesco da definire. Che dovrebbe essere socialdemocratico, anche se si era persino ipotizzato un ritorno di Schaeuble.
Per l'Italia è il secondo schiaffo in pochi giorni. Prima Milano che perde la sede dell'Ema, l'autorità europea per il farmaco e ora un'altra bocciatura last minute. Difficoltà a portare a casa risultati, spiegava ieri una fonte europea, significa che l'Italia non ha adottato una strategia complessiva, come fanno gli altri paesi. Di certo Roma si è appoggiata a Parigi, come dimostra la battuta di Gentiloni sul candidato che punti alla crescita.
Facile che il governo francese ci abbia mollato all'ultimo momento. La Francia ha ottenuto la sede dell'autorità bancaria. Se sarà scelta Ozola, anche i paesi dell'Est saranno risarciti dell'esclusione dell'Ema. Fuori dai giochi, solo l'Italia.AnS
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