L'en plein dei "complottisti" di Trump. Ma il processo al tycoon non si ferma

Il "Washington Post": credere ai brogli è il prezzo per avere il supporto di Donald. Ancora più guai per l'assalto a Capitol Hill

L'en plein dei "complottisti" di Trump. Ma il processo al tycoon non si ferma

Le audizioni della Commissione che indaga sull'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 non scalfiscono la presa di Donald Trump sugli elettori repubblicani. Nella tornata di primarie di martedì i candidati sostenuti dall'ex presidente hanno messo a segno una serie di successi, dimostrando che la tenuta del tycoon sul Grand Old Party rimane quanto mai solida.

In Nevada hanno vinto tutti i candidati da lui sostenuti, tra cui Adam Laxalt per il Senato (è l'ex procuratore generale che ha guidato gli sforzi di The Donald nello stato per ribaltare i risultati del 2020), e Jim Marchant come segretario di stato (che ha insistito sulle teorie complottistiche sul voto e spera di supervisionare le elezioni del 2024). Il Nevada è molto importante in vista delle elezioni di Midterm poichè il Gop intravede la possibilità di spodestare diversi democratici, incluso il governatore Steve Sisolak, tre membri della Camera e la senatrice Catherine Cortez Masto. Di enorme rilievo è anche il risultato in South Carolina, dove Donald è riuscito a «vendicarsi» del deputato uscente Tom Rice, che ha perso contro il rivale Russell Fry. Rice fu uno dei 10 repubblicani che votarono per l'impeachment, mentre il vincitore è un trumpiano. Nello stesso stato l'ex presidente non è riuscito invece a sbarazzarsi di Nancy Mace, che aveva votato a favore della certificazione della vittoria di Joe Biden e si è imposta sullo sfidante supportato dal tycoon.

E in Texas i repubblicani hanno messo a segno un colpo da novanta: nell'elezione suppletiva per sostituire il deputato democratico Filemon Vela in un collegio a maggioranza ispanica, ha vinto la conservatrice Mayra Flores, che sarà la prima esponente del Grand Old Party in questo distretto elettorale e la prima repubblicana latina del Texas al Congresso. In totale, dei 13 candidati sostenuti da Trump nelle primarie di martedì sono stati una decina a prevalere, la maggior parte dei quali sposano la teoria del voto rubato. E in totale, stando a un'indagine del Washington Post, sono oltre 100 finora i vincitori delle primarie repubblicane che supportano le false accuse di brogli elettorali. Secondo il quotidiano, la condivisione di questa teoria è diventata il prezzo per avere l'endorsement del tycoon e ipotecare spesso la vittoria. I democratici, invece, sperano di fare leva sulle audizioni della Commissione d'inchiesta per tentare di mantenere la maggioranza in una o entrambe le Camere alle elezioni di metaà mandato, dove con il gradimento di Biden in caduta libera e l'impennata dell'inflazione che fa imbestialire gli elettori rischiano una debacle.

Proprio riguardo le audizioni, Trump ha definito i lavori una «parodia di giustizia» e una «caccia alle streghe», affermando che sono stati «esclusi tutti i testimoni assolutori», ossia quelli in suo favore. Sulla sua piattaforma social Truth, inoltre, ha preso di mira anche il suo ex ministro della Giustizia William Barr, che a suo avviso «non ha avuto il coraggio di perseguire le frodi elettorali perché aveva paura di essere messo sotto impeachment». La deposizione di Barr è stata in realtà molto negativa per l'ex presidente perché ha confermato di avergli ripetutamente assicurato che le sue accuse di brogli erano infondate.

«Questa farsa è un tentativo spudorato di distogliere l'attenzione del pubblico dalla verità - ha continuato invece Trump - gli americani andarono in massa a Washington il 6 gennaio 2021 per chiedere conto ai loro eletti dei segni evidenti di attività criminale durante le elezioni».

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