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Leo: "Lavoriamo per arrivare a una stessa tassa per tutti"

"È il principio dell'equità orizzontale. E alle imprese potremmo ridurre presto l'aliquota dell'Ires"

Leo: "Lavoriamo per arrivare a una stessa tassa per tutti"

«Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa». Sorride Maurizio Leo, viceministro dell'Economia, ai microfoni dei giornalisti a margine del convegno Ripresa economica e crescita sociale di ieri alla Cattolica di Milano organizzato dalla presidente dell'Ordine dei commercialisti di Milano Marcella Caradonna. Appena fuori dall'aula Magna Leo conferma le anticipazioni fatte in platea. Il cuore sarà la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre, attraverso una revisione calibrata delle 600 tax expenditures, cioè detrazioni e deduzioni che ogni anno cubano 156 miliardi.

L'ipotesi a cui sta lavorando è la riduzione delle aliquote a tre, la Ragioneria sarebbe già al lavoro per vedere come fare. «L'obiettivo è la cosiddetta equità orizzontale. Tutti devono essere tassati nello stesso modo, a prescindere dalla categoria di reddito posseduta», dice prima di ripartire per Roma. «Per esempio partendo dall'allineamento della no tax area tra pensioni e lavoratori dipendenti, oggi differenziate. Stimolando la crescita attraverso la rivisitazione delle diverse categorie reddituali. I redditi agrari non sono più allineati alle nuove figure di imprenditore agricolo». C'è posto anche per ridurre l'Ires: «Dal primo gennaio 2024 dovremo uniformare il nostro sistema alla global minimum tax per cui nessun gruppo multinazionale può pagare meno del 15% di tasse sul reddito prodotto nell'Unione», aveva rivelato in platea. L'Italia potrebbe «anticipare questa norma, riducendo l'aliquota sull'Ires», ma prima serve correggere tutta la disciplina sui crediti di imposta, che oggi sono 56, per «convincere le aziende a dirottare i risparmi sul reddito non assoggettato agli investimenti 4.0, ricerca e sviluppo o creare occupazione, con incentivi per l'assunzione di percettori over50 o donne del Reddito di cittadinanza»

Il cuore del problema è l'evasione fiscale, i problemi dell'accertamento e della riscossione. «Nonostante il lavoro enorme di Entrate o Guardia di Finanza c'è un tax gap tra 75 e 100 miliardi», segno che qualcosa non fa nonostante «banche dati, fatturazione elettronica e altre fonti che possono fotografare la posizione del contribuente». La sua idea è quella di un fisco più vicino, che parla alle aziende e ai contribuenti. «Per esempio, pensiamo al concordato preventivo biennale. Chiamo il contribuente e gli dico: Per me il reddito di cui disponi è questo. Se non ti adegui faccio gli accertamenti, se accetti questa proposta per due anni sei a posto, se guadagni di più meglio per te...». O con la composizione negoziata della crisi, «cercando di inserire all'interno la transazione fiscale, ovviamente se c'è un presidio anche del giudice». Un cambio di passo che passa anche dalla riforma dell'accertamento. «Bisogna semplificare i rapporti, servono tempi più brevi per le risposte, vanno azionare meccanismi di ravvedimento operoso, bisognerebbe ridurre le sanzioni amministrative ormai fuori linea rispetto all'Europa o penali - da rivedere per esempio quelle sull'omesso versamento - di fronte a una disclosure sul rischio fiscale a cui vado incontro». Una mano tesa alle aziende, piccole e grandi. Facendo in modo che «le piccole vengano tassate con un'aliquota proporzionale al prelievo o alla distribuzione. Mentre l'invito è a «potenziare il cosiddetto Tax control framework, che consente un'interlocuzione preventiva con l'autorità fiscale», facendo appello ai professionisti. Anche le Commissioni tributarie sono destinate a cambiare radicalmente: «C'è stato un concorso, già oggi alcuni giudici togati possono transitare nella giustizia tributaria a tempo pieno. L'obiettivo è creare una magistratura professionale su una tematica delicata e complessa», spiega appena prima di andare. Con un'ultima postilla sulle cartelle e la riscossione: «I dati delle Entrate sulle adesioni ci fanno ben sperare, ma il meccanismo andrebbe cambiato, non funziona.

Il ruolo deve gradualmente sparire, per lasciare solo la riscossione spontanea e la coattiva».

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