Politica

La Leopolda del Sì tra sisma e proteste

Kermesse sottotono. Bufera sul vignettista Vauro che invoca scosse a Firenze

Laura Cesaretti

nostro inviato a Firenze

Tra emergenza terremoto e cinquantesimo anniversario dell'alluvione di Firenze, tra presidi di protesta di Equitalia e minacce di cortei non autorizzati dei centri sociali, si è aperta ieri sera a Firenze la settima Leopolda. La Leopolda del Si.

Avrebbe dovuto essere la grande kermesse per lanciare il rush finale verso il referendum, ma gli eventi delle ultime settimane, a cominciare dalla terza ondata sismica, hanno consigliato un approccio più sobrio e solidale. Con qualche preoccupazione sulla partecipazione: se per domenica infatti è previsto il pienone per il gran finale con Matteo Renzi, per oggi le previsioni sono incerte: «In questi ultimi week end pre-voto, parlamentari e dirigenti sono impegnati nelle loro città per la campagna referendaria», confidano gli organizzatori, che hanno sistemato in platea un po' di tavoli per mimetizzare eventuali vuoti. Preoccupazione poi rientrata visto l'afflusso serale di pubblico.

Si parlerà di terremoto e ricostruzione, di Casa Italia, di immigrazione (una delle star di oggi sarà il medico del documentario di Rosi «Fuocammare», Piero Bartolo). E naturalmente di referendum. Archiviato il tema rinvio, autorevolmente smentito sia dal Quirinale che da Palazzo Chigi, dove non nascondono l'irritazione per la «inutile confusione» provocata dalle dichiarazioni di Angelino Alfano.

Non si parlerà granché di legge elettorale o mediazioni sull'Italicum con una minoranza Pd che Renzi ha poco interesse ad inseguire: solo dopo il referendum si riaprirà quel dossier, e a quel punto l'interlocutore non sarà certo Bersani ma Berlusconi. Del resto, come spiega il premier ai suoi, le idee sono confuse anche in maggioranza: «Dario Franceschini e Romano Prodi, sono per il ballottaggio, Angelino Alfano e Giorgio Napolitano contrari». Lui sta ovviamente con i primi due. Ma dietro le quinte già si pensa alla «Leopolda 8», subito dopo il voto: «Che vinca il Sì o che vinca il No, ci ritroveremo qui. E saranno fuochi d'artificio», confida il responsabile giustizia del Pd, e renziano della prima ora, David Ermini. Per celebrare la vittoria del premier, o per lanciare una nuova fase movimentista di un Renzi dimissionario.

Intanto, secondo copione, la Leopolda diventa il magnete di tutte le proteste in cerca di visibilità: oggi sono previste tensioni per una manifestazione per il No di centri sociali e No Tav, vietata dalla Questura. Mentre ieri sera ai cancelli della kermesse renziana si sono riuniti i sindacalisti di Equitalia, che insorgono contro lo scioglimento della società e contro le «verifiche delle competenze» cui saranno sottoposti i dipendenti per essere ricollocati: «Renzi offende noi, che lottiamo per lo Stato e contro gli evasori: se passa il concetto delle competenze perdiamo i diritti acquisiti».

Alla Leopolda dedica la sua vignetta anche Vauro, facendo un favore involontario a Renzi: su Facebook il disegnatore satirico del Fatto evoca il terremoto e auspica «una scossetta, anche piccola» che colpisca la ex stazione, luogo storico del renzismo, suscitando reazioni durissime del Pd e sulla rete.

Commenti