L'equilibrio perduto della mobilità

Il problema non sono le ciclabili. Anzi, ben vengano. La tragedia che ha portato via un ragazzo di 14 anni, distrutto la vita della sua famiglia e quella del tranviere che guidava il tram è un dramma devastante ma è una fatalità

L'equilibrio perduto della mobilità

Il problema non sono le ciclabili. Anzi, ben vengano. La tragedia che ha portato via un ragazzo di 14 anni, distrutto la vita della sua famiglia e quella del tranviere che guidava il tram è un dramma devastante ma è una fatalità. Qualche riflessione però la pone, perché oggi pedalare a Milano è diventato davvero pericoloso, vuoi per una mobilità schizofrenica, vuoi per un sempre più diffuso senso di anarchia che vale per chi guida mezzi a motore ma anche per chi pedala. Va sgombrato il campo da ogni dubbio: non è colpa dell'accelerata «ciclabile» che l'amministrazione del sindaco Giuseppe Sala ha imposto negli ultimi anni realizzando chilometri e chilometri di piste ciclabili spesso (questo va detto) inutili e illogiche. Piaccia o no, andare con una bici su una ciclabile è comunque meglio che non in mezzo al traffico tra auto, tram e furgoni. Però la mobilità di una città moderna non è un monolite inscalfibile difeso più per ideologia che per logica. È più la ricerca di un equilibrio. In una città moderna ci si muove con i mezzi pubblici, in auto, in moto, a piedi, in monopattino e in bici cercando un compromesso che tenga insieme tutto e rispetti chiunque si avventuri su una strada. Non servono dati per capire che a Milano, dall'inizio della pandemia ad oggi, il numero di chi si è messo a pedalare è più o meno raddoppiato. E ciò, per la legge dei grandi numeri, ha moltiplicato il fattore di rischio. Anche perchè Milano (e non solo Milano) culturalmente non è ancora del tutto pronta a considerare le biciclette come «mezzo di trasporto». Ci sono strade che tra pavè e binari sono vere e proprie trappole; ci sono ciclabili che diventano sistematicamente aree di parcheggio o vie di fuga per scooter e motorini che vogliono saltare le code; ci sono limiti di velocità che quasi mai vengono rispettati, ci sono pochi o nulli controlli. E poi c'è qualche automobilista che se ne frega delle regole, esattamente come fa anche qualche ciclista. Una miscela esplosiva che si aggiunge al fatto che in questa città ci si è tornati a muovere ancora tutti negli stessi momenti.

Tutti a scuola, in ufficio, a consegnare le merci alla stessa ora del mattino, idem la sera a percorsi inversi, ad alimentare un caos e una promiscuità di mezzi che aumenta i pericoli e incidenti. E qui sta il punto. Se si vuole una città ciclabile e sicura tutte queste cose vanno messe a posto: non basta disegnare ciclabili sull'asfalto.

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