Un odiatore seriale. Di donne. Raffaele Esposito, 34 anni, di Savignano sul Panaro (Modena), precedenti per stupro rapina, ha commesso l'errore fatale: lasciare il nome della figlia sul libro usato per bruciare il cadavere della sua vittima. Ora è accusato di aver ucciso una prostituta rumena e di aver tentato di sequestrare altre donne, sfuggite agli agguati solo grazie alla loro capacità di reagire ai suoi assalti. Un individuo violento e psicotico, sempre a caccia di vittime. Ora, finalmente, messo nella condizione di non nuocere più. Le prove delle sue fobie sono sul tavolo degli inquirenti sotto forma di video (quelli relativi alle aggressioni) e di reperti (quelli ritrovati vicini al corpo senza vita della rumena). Le trappole tese da Esposito finora accertate sono concentrati nei 10 giorni compresi tra il 24 agosto al 2 settembre,ma potrebbero essere molti di più. L'attenzione degli investigatori si è concentrata su di lui dopo che i carabinieri avevano trovato accanto al cadavere carbonizzato della rumena, abbandonato in campagna alle porte della città, un frammento bruciato di un manuale scolastico con su il nome della figlia di Esposito.
Una personalità borderline, come dimostra il video che lo riprende nel tentativo di abusare di una donna; i frame sono impressionanti: lui che si avvicina a una ragazza, lei ha una corporatura esile ma non si fa intimorire: scalcia e si difende fino a far desistere l'uomo che raggiunge la sua auto parcheggiata a pochi metri, dileguandosi.
Stesso modus operandi adottato anche in altre occasioni. Secondo gli inquirenti, Esposito (che si guadagnava da vivere facendo l'aiuto cuoco) era un «predatore». Pericoloso. Instancabile. Ora è accusato di omicidio, tentato sequestro di persona e violenza sessuale. Accuse nuove che si aggiungono ad accuse vecchie. In un secondo video ripreso dalle telecamere di sorveglianza di una villa, l'uomo è stato immortalato mentre cercava di sequestrare un'altra ragazza: Esposito afferra le mani della giovane per caricarla in macchina con la portiera posteriore già aperta, lei si divincola e cerca di fuggire, ma lui la insegue; alla fine capisce che non c'è nulla da fare e scappa. Due episodi-fotocopia che dimostrano la «predisposizione a delinquere» di Esposto e la sua «avversione patologica verso l'altro sesso». I carabinieri del Comando provinciale di Modena sono riusciti a mettere in relazione i tre fatti grazie al gps a bordo dell'auto e al telefonino del sospettato. La donna uccisa e bruciata è stata identificata anche grazie a una vite in un osso commercializzata in Italia da un'azienda americana solo in due casi.
«Tutto fa pensare che non si sarebbe fermato, vista anche la spregiudicatezza con la quale ha aggredito le donne, in
pieno giorno e a volto scoperto - scrivono i pm nella richiesta di custodia cautelare, accolta dal gip -. Il comportamento che emerge è quello di un vero e proprio criminale seriale capace di arrivare sino all'omicidio».
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