Politica

L'errore di lasciare il web a Casaleggio

L'errore di lasciare il web a Casaleggio

L'articolo di Davide Casaleggio sul Washington Post (e poi su Il Dubbio) riporta con chiarezza il pensiero e, forse, la stessa ideologia dello stratega del Movimento Cinque Stelle. Ma contiene, al tempo stesso, tematiche di grande importanza. Occorre dire con franchezza che Casaleggio pone una questione sulla quale è cruciale riflettere con attenzione. È vero, infatti, come lui sostiene, che il Web ha cambiato radicalmente la nostra vita per moltissimi aspetti. È mutato il modo di interagire con gli altri, il modo di lavorare, si sono modificate perfino certe abitudini nei rapporti sentimentali. Tenuto conto di tutto ciò, non si capisce perché la rete non dovrebbe cambiare anche i connotati della politica e, in particolare, dei modi con cui ci relazioniamo con essa. Non solo per quanto riguarda le modalità di comunicazione o di propaganda, ma anche, specialmente, le logiche con cui il cittadino si raffronta con il potere costituito e con i suoi esponenti. Le modalità e i processi con cui si formano le credenze, i dubbi, le stesse opzioni elettorali. In altre parole, con l'avvento del Web muta non solo il modo di comunicare, ma anche quello di pensare e di rispondere agli stimoli che ci vengono dagli attori politici. Più in generale, come diversi analisti hanno osservato, siamo di fronte a un profondo cambiamento delle logiche della stessa democrazia.

Questo vero e proprio sovvertimento portato dal Web mi era stato prospettato più di trent'anni fa da Casaleggio senior. Io ero a suo tempo incredulo, ma devo riconoscere che aveva in gran parte ragione nel preconizzarmi già allora gli effetti della rete sulle relazioni sociali e sugli atteggiamenti e sui comportamenti dei cittadini.

Certo, Davide Casaleggio ha torto quando afferma che il Movimento Cinque Stelle è il vero alfiere di questo mutamento. Che attraverso di esso «i cittadini hanno avuto accesso al potere». In realtà il «pubblico» del M5s è limitato alla porzione di italiani peraltro fortemente caratterizzata nei suoi connotati demografici e sociali - che accede alla piattaforma Rousseau. Per di più con modalità non trasparenti e controllate dalla stessa Casaleggio e Associati. Anche le cosiddette «parlamentarie», che Casaleggio descrive come l'esercizio genuino della volontà popolare nello scegliere i candidati alle elezioni, sono state caratterizzate, come si sa, da scarsi livelli di partecipazione e da notevoli e sistematiche interferenze e condizionamenti da parte dei vertici della Casaleggio e Associati. Insomma, la pratica condotta sin qui dal M5s è assai lontana dall'avere realizzato quegli stessi ideali di partecipazione e di «vera» democrazia che Casaleggio evoca nel suo articolo.

Ma questa considerazione non ci deve portare a sottovalutare il punto centrale delle sue argomentazioni. Vale a dire che, come si è detto, la Rete e in particolare i «social media» hanno radicalmente cambiato i modi di agire, di pensare e gli stessi meccanismi di formazione delle opinioni e delle scelte da parte dei cittadini. Con tutti i pericoli (il caso della Cambridge Analyitica lo dimostra) e i problemi che questi fenomeni comportano. Larga parte delle formazioni politiche operanti nel nostro paese ha affrontato solo in parte e talvolta solo in modo approssimativo questa tematica.

È un limite che va superato: trascurare questa rivoluzione in atto costituisce un formidabile errore e dà spazio proprio al Movimento di Grillo.

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