La preghiera, la veste bianca, la citazione di "Malcom X". Non è passata inosservata la prima uscita pubblica di Zohran Mamdani dopo il trionfo alle elezioni di domenica.
Il nuovo sindaco di New York, il primo dichiaratamente musulmano e "socialista" della "Grande mela", ha dedicato alla fede uno dei suoi primi impegni. Venerdì si trovava a San Juan, Porto Rico, per partecipare a un summit annuale che riunisce i politici americani con una serie di incontri e workshop. E ha visitato la moschea locale, partecipando alla preghiera più importante della settimana nel centro islamico "Masjid Montehiedra", una delle due moschee della capitale dell'isola.
Presentandosi sorridente e vestito con una lunga camicia abbottonata sul collo e dei pantaloni scuri, accompagnato dalla scorta, Mamdani all'arrivo è stato acclamato, ha preso parte alla distribuzione di cibo con i volontari, e si è raccolto in preghiera, inginocchiandosi con gli altri e tenendo un breve discorso: "Questo è il primo evento a cui partecipo da quando ho vinto le elezioni martedì!" ha esordito. E i fedeli hanno risposto: "Allah Akbar!", la formula di rito che viene normalmente usata nelle celebrazioni e nelle preghiere.
Della comunità islamica di Porto Rico fanno parte non pochi immigrati Medio Oriente e i loro discendenti. Accanto al sindaco, nelle immagini, si vede un fedele con la bandiera palestinese al collo. Attorno delle bandiere. Proseguendo il sermone, Mamdani ha scelto di citare le parole di quello che ha definito "un fratello musulmano", MalcomX, controverso leader del movimento per i diritti degli afroamericani, portatore di una visione radicale e divisiva della lotta contro il razzismo e per i diritti. "Sedere attorno a un tavolo non fa di te un commensale", ha detto il primo cittadino: "È l'ora che ogni newyorkese, nella città più ricca, nel Paese più ricco, possa mangiare".
Intanto, la sua elezione fa ancora molto discutere a New York, città in cui si trova la più importante comunità ebraica degli Stati Uniti, una delle più numerose del mondo. E di Mandami ha parlato pubblicamente - nel suo sermone - Ammiel Hirsch, rabbino anziano della sinagoga libera "Stephen Wise, una delle personalità più influenti e ascoltate di questo mondo ebraico newyorkese che pure in parte ha votato per Mamdani (si calcola che il candidato dem abbia ottenuto circa un voto su tre tra gli ebrei della città). "Ho incontrato Zohran Mamdani dopo le primarie", ha rivelato, precisando di averlo visto "con il cuore aperto e la mente aperta". Ma l'incontro non è stato rassicurante. "Il motivo per cui non riesce a giustificare il suo sostegno a slogan come "Globalizzare l'Intifada" - ha proseguito il rabbino - è che rappresentano i suoi principi fondamentali. Non lo nasconde; anzi, ne è orgoglioso". Con tono preoccupato, Hirsch ha spiegato che Mamdani non è un "critico di Israele", ma un "dogmatico oppositore del sionismo", "un antisionista nella città più popolosa del pianeta per numero di ebrei".
"Se persegue l'antisionismo come obiettivo politico centrale, nomina antisionisti a supervisionare le scuole pubbliche di New York, usa la sua piattaforma per delegittimare Israele - ha scritto Hirsch- metterà tutti gli ebrei in pericolo".