L'esordio di Trump all'Onu: "Sono qui per riformarla"

Intesa del presidente Usa con il segretario generale Guterres per un cambiamento dell'organizzazione

L'esordio di Trump all'Onu: "Sono qui per riformarla"

New York - Donald Trump sbarca al Palazzo di Vetro di New York presentando un biglietto da visita che la dice tutta sul suo rapporto con le Nazioni Unite. La riforma dell'organizzazione internazionale è infatti il primo degli argomenti affrontati dal presidente americano nel suo debutto all'Assemblea Generale. Una proposta da lui fortemente voluta per un'istituzione che in passato ha definito «obsoleta», un «club di gente che si riunisce, parla e si diverte». Questa volta invece, pur tornando a bacchettare il Palazzo di Vetro per la cattiva gestione, ha trovato un'inusuale intesa con il segretario generale Antonio Guterres.

«L'Onu è stata fondata su principi molto nobili, come la dignità di tutte le persone e la pace internazionale, e ha aiutato a portare avanti questi obiettivi, ma negli ultimi anni non è riuscita a raggiungere il suo pieno potenziale a causa della burocrazia e della cattiva gestione», ha esordito Trump all'evento sulla riforma organizzato proprio dagli Usa, e che ha già incassato il supporto di 128 Paesi membri. Sottolineando che a proposito dei finanziamenti «nessun Paese dovrebbe accollarsi un peso troppo grande». «Il budget delle Nazioni Unite è aumentato del 140 per cento ma il suo staff è raddoppiato dal 2000, non vediamo risultati in linea con questo investimento», ha avvertito. Però, sotto Guterres, questo «sta cambiando, e velocemente». Il commander in chief ha plaudito agli sforzi del segretario generale per rendere l'organizzazione più efficiente, e proprio sulla lotta alla burocrazia tra i due si è instaurata un'intesa. «Qualcuno mi chiede cosa mi tiene sveglio la notte? È la burocrazia», ha detto Guterres: «Non dimentichiamo che siamo qui per servire le persone, la riforma è per loro, per i contribuenti che lavorano sodo». «Insieme - ha continuato - stiamo facendo progressi su un'audace agenda di riforme e il nostro obiettivo è una Onu del 21° secolo concentrata più sui risultati che sulla burocrazia, come ha detto giustamente il presidente». D'altronde The Donald ha anticipato che il suo messaggio in mattinata dal podio dell'Assemblea Generale sarà proprio «make the United Nations great», fare le Nazioni Unite grandi. Ma «non di nuovo», ha precisato, sottolineando la differenza con il suo slogan «make America great again». In parallelo, il consigliere economico della Casa Bianca Gary Cohn ha affrontato il dossier caldo del clima in una colazione informale a Manhattan con una decina di ministri dell'Ambiente, tra cui l'italiano Gian Luca Galletti. Secondo Cohn è necessario lavorare insieme per promuovere un approccio equilibrato alla riduzione delle emissioni, che non sacrifichi tuttavia la sicurezza energetica e la crescita economica. Quello di ieri mattina, ha riferito la Casa Bianca, è stato un incontro «utile, durante il quale si è discussa l'agenda energetica del presidente». Ma sull'accordo di Parigi «gli Usa rimangono sulla propria posizione, a meno che non possano rientrare con condizioni più favorevoli al Paese».

Intanto Trump ha parlato al telefono con il collega cinese Xi Jinping, assente illustre a New York: i due leader hanno discusso nuovamente la situazione in Nord Corea, assicurando l'impegno a potenziare la pressione su Pyongyang attraverso un'applicazione vigorosa della risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu. E a margine del bilaterale con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, Trump ha rivelato che si «vedrà presto» anche il destino sul nucleare iraniano.

Una eventuale uscita dall'intesa, però, «comporterebbe un alto costo per gli Stati Uniti», ha avvertito il presidente della Repubblica Islamica Hassan Rohani: «E non credo che gli americani sarebbero disposti a questo per qualcosa di inutile».

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