Non sembra, ma siamo entrati nell'ultima decade di luglio. Oggi si boccheggia con il ciclone Estate. Domani no, così pare. Al centronord arriva altra pioggia e il clima diverrà insolitamente mite per il periodo. Mica fresco, mite. Mai successo negli ultimi 30 anni, roba da studiare attentamente. Che Estate sarà, è difficile dirlo, ma viste le frequenti rinfrescate di questi giorni è probabile che il caldo si affacci a rate e si protragga fino a fine ottobre. Come l'anno scorso. Nonostante questo, però, appena arrivano le prime ondate suderecce fioccano, tremendi, i luoghi comuni ad uso (soprattutto) dei tg. Insomma, di caldo si fa un gran parlare, troppo spesso a sproposito.
Quante volte abbiamo, infatti, sentito certi reporter raccontare «la giornata torrida appena trascorsa» e poi elencare la solita, banalissima sfilza di rimedi «contro l'afa?». Sciagurati che non siete altro. Allora, una volta per tutte: se il caldo è torrido (quindi secco) non è afoso (cioè umido) e viceversa. Inoltre il caldo torrido si sopporta di più, c'è poco umidità nell'aria, 20-30 per cento, e si suda di meno. A Phoenix (Arizona) in questi giorni si raggiungono i 45 gradi all'ombra, ma si reggono più dei 33 afosissimi gradi romani. Anche a Baghdad in Irak fa caldo, molto, ma è quello tipico del deserto, secco, e non si suda granché, più che altro sembra di stare davanti all'asciugacapelli. Dunque se è torrido è meglio, il problema è che generalmente il caldo italiano è afoso e pullula di zanzare. Riassumendo: contro l'afa servono deodorante, gelato, doccia e il cocomero. Contro il caldo torrido basta l'ombra e il ventilatore.
Un altro classico intramontabile è l'«Italia divisa in due». Generalmente succede a metà agosto, quando arrivano le tanto attese piogge al nord. Quelle maledette dagli albergatori del litorale romagnolo. Però, se uno si prendesse la briga di informarsi, scorrendo le temperature medie registrate durante l'anno lungo lo stivale scoprirebbe che Trapani e Treviso sono da sempre divise da circa sette gradi di temperatura media. Inoltre nord e sud registrano differenze notevoli soprattutto in inverno. É sempre stata un'Italia diversa da Trieste in giù, un Italia divisa in due dal clima da un paio di millenni. Dove sta la notizia? Altra cosa tremenda è quando all'inizio di maggio (tipo quest'anno, tipo al concertone di piazza san Giovanni) qualcuno sbraita e si chiede «quando mai arriverà questa benedetta estate?». Il calendario, questo sconosciuto, rivela a tutti che la stagione estiva parte il 21 giugno, praticamente a luglio, altro che maggio! Ma il caldo da noi è un concetto sfuggente. Dipende se si è maschi o donne, punti di vista e speculazioni. Come quello/a che protesta per il freddo quando il termometro scende sotto i 20 gradi. Succede ai primi freschetti notturni, per fortuna non a tutti. Allora, una cosa è dire «ho freddo», un'altra è sostenere che «fa freddo». E già. Recentemente, la nostra climatologia ha posto dei paletti contro la tendenza a interpretare unilateralmente le temperature, perchè l'italiano, quello cresciuto con la canottiera di lana (c'è ancora chi la mette?) ha fantasia anche nelle sensazioni corporee.
Perciò, a chi protesta e chiede il maglioncino con 24 gradi all'ombra ha, forse, qualche problema e rischia di convivere malamente con il resto dell'umanità. Se poi questo tipo decidesse di andare all'estero dove l'aria condizionata l'accendono pure a Natale potrebbe anche rischiare l'esaurimento nervoso. Vediamo il perchè in maniera il più possibile scientifica. Parlando di caldo e dintorni si comincia a definire «confortevole» la temperatura che parte da 16 e arriva a 19 gradi. Dunque, a 17 gradi non si può certo parlare di freddo ma di provocazione. Casomai si può affermare che fa fresco o molto fresco (10 gradi). E arriviamo al «caldo». Da venti gradi in su se ne può parlare, soprattutto se l'umidità fa percepire una temperatura più alta. Da 32 il caldo diventa «molto caldo», oltre i 35 l'ondata diventa «intensa» ed è generalmente seganalata in rosso con un punto escamativo.
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