L'Età dell'oro? È proibita. "Un'idea da colonialisti"

Il Rijksmuseum, il più noto museo olandese, cambia il nome alla sezione del XVII secolo

L'Età dell'oro? È proibita. "Un'idea da colonialisti"

Ci siamo sbagliati, stavamo peggio quando stavamo meglio. E l'età dell'oro, se mai è esisitita, non era quella che pensavamo noi. La rivoluzione a suo modo storica è stata pensata dai curatori del Rijksmuseum, il più importante museo di Amsterdam, nei Paesi Bassi. Un tempio dell'arte mondiale, visitato ogni anno da quasi un milione di appassionati, attratti soprattutto dalla più grande collezione al mondo di opere d'arte del periodo d'oro dell'arte fiamminga che gli storici dell'arte collocano tra il 1584 e il 1702, e che comprendono icone come la «Ronda di notte» di Rembrandt e la «Lattaia» di Johannes Vermeer. Opere che continueranno a fare la felicità dei visitatori dell'edificio gotico-rinascimentale di Pierre Cuypers, ma senza più essere classificiati nella sezione «Gouden Eeuw» (età dell'oro).

Un caso di eccesso di politicamente corretto all'olandese. I curatori del Rijksmuseum hanno infatti deciso che non si possa definire «d'oro» un'epoca in cui non regnavano solo la prosperità, i commerci e le arti che dai soldi dei mecenati erano foraggiate, ma anche la povertà, la guerra, la schiavitù. Insomma, il colonialismo. Fenomeno innegabile nell'era in cui l'Olanda era forse l'angolo più ricco del mondo grazie al predominio nei commerci vantato dalla Compagnie delle Indie Orientali, una multinazionale ante litteram leader nei traffici con l'Asia, da cui importava spezie e altri beni assai preziosi all'epoca. E sì, all'occorrenza anche schiavi, visto che gli olandesi «gestivano» la tratta di uomini tra l'Africa e l'America e Amsterdam era il «porto degli schiavi», prima che la Gran Bretagna strappasse questo non invidiabile primato all'Olanda.

Una pagina di storia patria di cui gli olandesi non sono più molto orgogliosi, ciò che li spinge ora a un goffo make-up linguistico che Judikje Kiers, direttore del museo, spiega così a una radio locale: «Ci siamo resi conto che possiamo usare meglio il termine XVII secolo». Una mano di vernice sulla quale peraltro molti degli stessi olandesi sono critici. A partire dal premier Mark Rutte, secondo cui il cambio del nome della sezione del Rijksmuseum è «una sciocchezza. Ma purtroppo non posso farci niente». Secondo Rutte, come secondo molti suoi connazionali, «età dell'oro è un termine meraviglioso per un periodo di cui possiamo giustamente essere orgogliosi. La regione olandese era potente quanto gli Stati Uniti adesso. C'erano grandi marinai, grandi inventori, grandi artisti».

Molti politici olandesi pensano che non abbia senso cambiare nome a un intero evo della storia nazionale, ma che un museo potrebbe piuttosto prendersi il compito di raccontare anche gli aspetti meno positivi. «Questo è anche il compito di un museo», dice Zohair El Yassini, deputato del partito conservatore VVD.

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