Politica

L'eterna tentazione di fondare partiti centristi. L'assembramento dove tutti restano distanti

Nascono i movimenti di Zamagni e Rotondi. Ma ognuno per la sua strada

L'eterna tentazione di fondare partiti centristi. L'assembramento dove tutti restano distanti

Tutti al «centro» ma almeno a un metro di distanza. È una suggestione che ogni tanto ritorna nella politica italiana, ma questa volta sembra nascere dalla noia e dallo strano incantesimo che il Conte bis sembra aver gettato su questo Paese: non accade nulla, ma giù, sottotraccia, tutti si agitano. Il «centro» allora diventa il posto da cui ricominciare, dove dire: ci sono anch'io. La prima domenica di ottobre si apre con una notizia che potrebbe sembrare irrilevante: nasce «Politica Insieme». È un partitino di «centro» che si definisce cristiano e popolare. Il fondatore è l'economista bocconiano Stefano Zamagni, uno dei padri del terzo settore e del volontariato come risorsa economica. A battezzarlo, questa mattina alla Camera, ci sarà il cardinale Giovanni Battista Re. Due citazioni per capire cosa vuole essere «Insieme». La prima. «È un partito cristiano aperto a credenti e non credenti per cambiare l'Italia». La seconda. «Non basta ri-formare; occorre piuttosto tras-formare». Il «centro» è nostalgia. Il sogno di rivedere un giorno la balena bianca. Gianfranco Rotondi riconosce il segno della croce nell'avventura di Zamagni, ma non se la sente di camminare insieme a lui. Ha un suo progetto centrista, che presenterà venerdì prossimo a Saint Vincent. Il sogno di Rotondi è sempre lo stesso: ridare un destino alla Dc. Finora non è riuscito a trovare i voti, ma come il capitano Achab non si arrende. L'unica differenza è che lui non vuole uccidere Moby Dick, ma resuscitarla. Il messaggio di auguri ai volontari di Insieme invece ricorda un po' Brancaleone: ite anco voi al centro sanza meta, ma de un'altra parte.

Non importa che il «centro» sia già occupato. È la terra promessa di Forza Italia. È lì che ci sono i voti perduti, quelli di chi alle elezioni preferisce restare a casa, di chi annulla, di chi si astiene e fa scheda bianca, dei disillusi, di chi non si sente ascoltato e rappresentato, di chi si è rotto le scatole, di chi non sta certo con i Dem, non è grillino e neppure sovranista, populista, conservatore o qualunquista. È soltanto liberale, che di questi tempi basta pensarlo e subito ti senti solo. Il «centro» poi è quello post piddino di Azione, il partito di Carlo Calenda, che un po' sa di Macron e un po' di cineteca. È il «centro» dove guarda Renzi per sentirsi ancora vivo. È il «centro» dove Giorgetti vorrebbe portare la Lega, per vedere se esiste davvero o, come pensa qualcuno, sia soltanto una leggenda.

Il «centro», forse, è una speranza.

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