Coronavirus

La Moratti smonta subito i giallorossi: "Ecco la verità sulla zona rossa"

In una intervista l'assessora al Welfare e vicepresidente ha parlato di ospedali, di zona rossa, di scuole e di una sua frase strumentalizzata. Ha anche spiegato perché ha rifiutato la candidatura a sindaco di Milano

La Moratti smonta subito i giallorossi: "Ecco la verità sulla zona rossa"

Letizia Moratti, ex sindaco di Milano che da due settimane è a capo della Sanità Lombarda, ha rilasciato una intervista a Repubblica, nella quale parla del suo nuovo ruolo e di come intende affrontare la sfida. La vicepresidente e assessora al Welfare della Regione non dà giudizi politici, né riguardanti il governo, né il sindaco di Milano Beppe Sala, che tra l’altro volle proprio lei a direttore generale del Comune. Preferisce invece invocare il “rispetto per il mio nuovo ruolo e per la leale collaborazione tra istituzioni”. Da subito ha fatto parlare di sé chiedendo di sospendere le misure più restrittive per la Lombardia e appoggiando in toto il governatore Attilio Fontana che ha fatto ricorso al Tar per chiedere che la sua regione lasciasse la zona rossa e facesse ritorno in quella arancione.

Nessuna rettifica dei dati

“Mi sono sempre basata sugli indicatori. Già la scorsa settimana, avevamo un'incidenza di contagi ogni 100mila abitanti di gran lunga inferiore ad altre regioni ed eravamo sotto la media nazionale. Lo stesso per il tasso di ospedalizzazione. Quello che chiedevamo era una valutazione basata su indicatori in grado di dare una fotografia più puntuale rispetto a un indice Rt riferito a dati non recenti” ha tenuto a spiegare la Moratti che ha aggiunto come non vi sia stata nessuna rettifica dei dati da parte della Regione. Ma solo che, “a seguito di un approfondimento relativo all'algoritmo dell'Iss, condiviso con lo stesso, per l'estrazione dei dati per il calcolo dell'Rt, abbiamo inviato la rivalorizzazione di dati richiesta che ci auguriamo porti alla revisione dell'assegnazione di zona rossa”.

Sulle tante critiche arrivate dopo aver parlato di una possibile ridistribuzione in base al Pil delle Regioni, l’assessora ha tenuto a sottolineare che la sua frase è stata strumentalizzata, presa da sola senza pensare al contesto in cui era inserita e del significato che aveva. La Moratti ha infatti spiegato che nella lettera da lei inviata al commissario straordinario Domenico Arcuri, è stato specificato chiaramente quello che in realtà si voleva chiedere. Ovvero, una revisione dei criteri per l'accelerazione dei vaccini e non della loro distribuzione, nelle regioni in zona rossa che hanno più abitanti e una mobilità maggiore rispetto ad altre. Parlando delle categorie, la vicepresidente ha evidenziato che nella fase 2 potrebbero rientrare i docenti, il personale scolastico e i lavoratori. Nessuna richiesta di un maggiore numero di vaccini alla Lombardia quindi, mai neanche pensata lontanamente.“Da questa pandemia si esce tutti insieme. Non fa parte del mio modo di intendere le fragilità, è la mia storia personale a raccontarlo. Poi, nella logica di un incontro informale (con i capigruppo in Consiglio regionale ndr) può essere stato frainteso” ha precisato.

Moratti: "In Lombardia ospedali eccellenti"

Sul fatto che la Lombardia abbia smesso di essere un modello per la gestione sanitaria, la Moratti non è d’accordo. La sua regione si è trovata per prima a fare i conti con un virus sconosciuto ed è normale che questo abbia creato strascichi. Ma le eccellenze ci sono ancora e devono essere consolidate e migliorate ove possibile. “I nostri ospedali sono eccellenti, tanto che vengono a curarsi qui da altre regioni 113 mila persone all'anno. Ma, sì, il sistema è troppo ospedalo-centrico. Dobbiamo incrementare i servizi di prossimità e il ruolo dei medici di base e dei pediatri, anche facendo in modo che possano associarsi tra di loro, sarà fondamentale. I privati? La libertà di scelta del cittadino è un valore e va preservato. Il ruolo del pubblico è centrale, i privati possono portare modelli di efficienza ed efficacia, ma sempre con prestazioni pianificate dalla Regione” ha inoltre spiegato l’assessora al Welfare lombardo. Quello che si augura di riuscire a raggiungere è la presa in cura della persona con una modalità che tenga insieme prevenzione, cura, riabilitazione e la ricerca come fronte più avanzato.

Al momento la Lombardia, come reso noto dalla Moratti, è ancora in grado di somministrare le seconde dosi di vaccino a chi ha già ricevuto la prima, ma Palazzo Chigi deve attivare le azioni legali necessarie per evitare altre criticità. Per l’organizzazione della fase 2, si stanno “cercando di mobilitare tutte le forze: dai medici di base agli specializzandi, che ho proposto al governo di coinvolgere. Attiveremo ogni possibile canale di prenotazione (call center, piattaforme informatiche, medici di famiglia), per raggiungere i più fragili e con luoghi di vaccinazione massiva”. In relazione all’impedire il rientro in classe delle superiori deciso dal governatore Fontana, Letizia Moratti ha sottolineato che nessuno vorrebbe solo la didattica a distanza, anche perché oltre alla qualità dell’istruzione ne risentono anche le relazioni sociali degli studenti, ma i dati parlano chiaro: in seguito alla chiusura si è registrata una rapida caduta dei contagi. E anche se la scuola rimane una priorità si deve pensare anche alle persone più fragili, come ai genitori e ai nonni degli alunni.

La richiesta di Berlusconi

Moratti conferma infine il fatto che Silvio Berlusconi le abbia chiesto di ricandidarsi sindaca contro Beppe Sala. “Sì, ma a differenza della prima volta non è il sindaco che ha in mano le leve per risolvere i problemi più urgenti, la salute e il sostegno al lavoro”. Con questa risposta sembra quindi voler dire che in questo momento c’è bisogno di lei altrove per risolvere i problemi urgenti. A fine intervista l’assessora si è lasciata andare a un commento sulla serie di Netflix sulle luci e ombre di San Patrignano, che ha provocato in lei “una grande tristezza perché non ha colto il dramma che quelle famiglie vivevano in quegli anni e non ha mostrato lo straordinario lavoro che quei ragazzi, allora accolti e ora responsabili, stanno facendo”.

La Lombardia torna arancione

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato oggi l'ordinanza che fa sì che la Lombardia possa uscire dalla zona rossa e colorarsi nuovamente di arancione. L'ordinanza entrerà in vigore da domani e avrà una durata di 15 giorni.

Nelle motivazioni è stato sottolineato come si sia "ritenuto necessario, in ragione degli elementi sopravvenuti conseguenti alla rettifica dei dati operata dalla Regione Lombardia ora per allora, come certificati dalla Cabina di regia, di applicare alla Regione Lombardia le misure previste dall'articolo 2 del decreto del presidente del Consiglio del 14 gennaio e pertanto di far cessare gli effetti dell'ordinanza 16 gennaio".

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