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Letta coltiva cespugli a sinistra con l'occhio ai 5s

Il Pd riapre i contatti con Si e Verdi. C'è il timore che Conte alle corde siluri Draghi

Letta coltiva cespugli a sinistra con l'occhio ai 5s

Tesoro, mi si è ristretto il campo largo: la tragicomica saga giudiziaria del M5s di Conte ha gettato nel panico il Pd. Che, al momento, non sa più con chi allearsi.

La questione sarà con ogni probabilità al primo punto dell'ordine del giorno della segreteria dem, convocata per oggi. Le elezioni politiche, sulla carta, sono ancora lontane. Ma quest'anno si andrà al voto in ben 700 Comuni, tra cui diversi capoluoghi. E, dopo la pronuncia del tribunale di Napoli, al Nazareno non sanno più chi sia il loro interlocutore in casa grillina, né quanto tempo passerà prima che si capisca chi comanda in quella nave dei folli. Così, Enrico Letta ieri ha provato a far vedere che i potenziali alleati con cui andare alla pugna contro il centrodestra non mancano certo. E ha fatto sapere di aver incontrato sia Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana (nata da una micro-scissione della notoriamente ubertosa Leu) che Angelo Bonelli, «co-portavoce» di Europa Verde. In due mettono insieme sulla carta i voti - forse - di alcuni affezionati parenti, ma fa nulla: bisogna «costruire il fronte progressista» in vista delle prossime scadenze elettorali, si spiega. E infatti si è «concordato un percorso di confronto costante per arrivare alla costruzione di una coalizione progressista». Al momento, non è dato sapere se analoghi incontri si faranno anche con sigle e partiti meno «de sinistra» di Bonelli&Fratoianni: «A destra di Sinistra italiana stanno tutti a bisticciare tra di loro», fanno notare in casa Pd, riferendosi agli scontri tra Matteo Renzi, Carlo Calenda eccetera.

Ma la verità è che tutta la strategia dem degli ultimi anni si basava su un unico assunto, ossia il matrimonio più di convenienza che di amore (o almeno si spera) con i Cinque Stelle, e al momento quella strategia è andata ramengo. Non solo per la pronuncia giudiziaria che ha smontato la leadership di Giuseppe Conte (ricordate il «O Conte o morte» di un Pd che poi si riconvertì in pochi giorni al governo Draghi?) ma anche perché le intenzioni dei grillini sono tutt'altro che chiare ai loro alleati dem. Nelle menti di diversi dirigenti Pd ha iniziato, negli ultimi giorni, a baluginare un sospetto: che per Conte, ormai alle corde, l'unica vera via di fuga sia quella di far saltare il governo dell'odiato Mario Draghi e provocare (magari in asse con lo sbalestrato Matteo Salvini) elezioni anticipate. Le alzate di ingegno di ministri contiani come Patuanelli contro il governo sul superbonus hanno alimentato il dubbio. «Volete davvero alzare il tiro su Draghi?», ha chiesto una allarmata Debora Serracchiani ai suoi interlocutori 5s, che in verità non sapevano come risponderle.

Del resto, mandare tutto a carte quarantotto prima che la sua leadership salti definitivamente può essere l'ultimo salvagente per Conte. E in casa Pd c'è chi (come l'ex segretario Zingaretti o l'inventore del contismo Pd Bettini) tifa per il bang elettorale: «Serve un campo largo, e sono lieto che oggi tutti siano d'accordo con me sull'alleanza con M5s», dice il governatore del Lazio.

Nel Pd si chiedono se Letta resisterà alla tentazione.

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