Enrico Letta non ha voluto scegliere tra il Movimento 5 Stelle e il Terzo Polo e ora deve guardarsi dall'uno e dall'altro. Il segretario dem non può fare a meno di notare come i sondaggi, specie nel Sud del Belpaese, registrino una certa crescita di Giuseppe Conte e dei suoi. E Carlo Calenda e Matteo Renzi, con la manifestazione d'apertura della campagna elettorale, hanno fatto sapere di puntare al sostrato milanese alla Beppe Sala, che non a caso si è messo ad attaccare i terzo-polisti chiedendo lumi sulla precisa collocazione politica di Azione ed Italia viva.
Insomma, l'elettorato di centrosinistra è uno soltanto ma per questo giro di boa le diramazioni possibili sono tre. E il Pd rischia di perdere terreno su entrambi i fianchi rimasti scoperti per via della strategia del segretario: da una parte il ventilato ritorno di una parte di voto popolare per i pentastellati, dall'altro l'eventuale addio dei cosiddetti elettori delle Ztl. Questi ultimi potrebbero guardare con favore all'ex candidato sindaco della capitale (a Roma è già successo con le amministrative). Al Nazareno cercano di correre ai ripari, soprattutto provando a tamponare la fuga di voti a sinistra. La presa di posizione più significativa è stata quella del ministro della Cultura Dario Franceschini che a Napoli ha voluto misurarsi sullo stesso terreno di gioco grillino, durante la presentazione delle liste al teatro Sannazaro: «Giù le mani dal reddito di cittadinanza - ha esordito - . Il Pd lo difenderà con forza dagli attacchi della destra. Lo abbiano già valorizzato nei governi Draghi e Conte 2 - ha aggiunto - e continueremo a farlo, perché è una misura necessaria per sostenere i più esposti alle conseguenze della crisi». Non solo: Franceschini, che viene considerato un moderato se non il più moderato dei capi-corrente dem, ha persino tessuto le lodi del salario minimo, un altro argomento di segno contiano, nel senso dell'ex premier Giuseppe Conte. «Poi gli andranno affiancate altre misure per i lavoratori, a cominciare dal salario minimo e dalla mensilità in più», ha osservato. Anche l'ex ministro Francesco Boccia ha provato a strizzare l'occhio all'elettorato del Movimento: «Il Pd vuole Napoli capitale del Mezzogiorno, culla dell'innovazione e riferimento culturale del Mediterraneo, investendo sul lavoro e difendendo e migliorando il reddito di cittadinanza; la destra vuole solo impossessarsi delle risorse del Sud, rinegoziando il Pnrr e tagliando i fondi alla sanità pubblica e alla scuola pubblica, e come più volte ribadito da Giorgia Meloni vogliono cancellare il Rdc». Boccia, in teoria, sarebbe il primo all'interno del Pd a volere la reunion post-voto con i grillini ma adesso si stratta soprattutto di non perdere ulteriori consensi per strada.
Persino Nicola Zingaretti, che con i pentastellati governa la Regione Lazio, ha deciso di tirare un fendente all'ex «avvocato degli italiani»: «Dire che il M5s è un partito progressista o di sinistra - ha dichiarato a In Onda il presidente della Regione Lazio - significa tradire, e lo dico da osservatore, l'identità stessa del M5s, che nasce per sua definizione contro lo schema destra - sinistra». E ancora: «A aprile, non dieci anni fa, ma lo scorso aprile ricordo in una trasmissione, credo in questa sala, che addirittura la differenza tra Macron e Le Pen non era giudicata come una differenza dirimente perché comunque bisognava parlare a tutti». Adesso che che ai dem conviene, bisogna ricordare agli elettori due elementi: che il leader grilllino ha subito fascinazioni populiste e che l'origine pentastellata è slegata dagli schieramenti tradizionali, compreso quello di centrosinistra..
Durante il Conte bis, invece, tanto l'origine grillina quanto
il populismo contiano non costituivamo un problema. Sono tutti segni della paura galoppante di un flop che, oltre a mettere in crisi la segreteria di Letta, redistribuirebbe le carte nella zona sinistra dello scacchiere.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.