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Letta vuole il campo largo senza Renzi. Ma strizza l'occhio a Di Maio (e Calenda)

Continuano le manovre al centro in vista del voto. Letta chiude a Renzi e apre a Di Maio. Trattative anche con Calenda e +Europa. Rosato replica al leader Dem: "Noi con l'area Draghi"

Letta vuole il campo largo senza Renzi. Ma strizza l'occhio a Di Maio (e Calenda)

"Le prossime elezioni saranno tra chi ha voluto Draghi e chi lo ha buttato giù: sarà area Draghi contro area Putin", assicura Matteo Renzi da Manduria, dove ha presentato il suo ultimo libro, Il Mostro, assieme a Bruno Vespa. Lo spazio al centro per costruire un polo ispirato dall’agenda del premier dimissionario c’è. A dirlo sono i sondaggisti, come Alessandra Ghisleri. Tutto dipenderà, precisa la direttrice di Euromedia Research, "da come si organizzeranno le coalizioni" di centrodestra e centrosinistra. Le trattative sono già iniziate.

Carlo Calenda e il leader di Italia Viva si organizzano per la costruzione del grande centro e sarebbero d’accordo, oltre che sui temi, anche sul perimetro, che esclude di sicuro l’ex capo politico del M5S, in cerca di una nuova casa dopo la rottura con Conte. Dentro, invece, ci sarebbero Giovanni Toti, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e +Europa. Anche i fuoriusciti da Forza Italia, Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e Andrea Cangini (ma anche Gaetano Quagliariello) guarderebbero al progetto centrista.

E a mostrarsi interessato al centro "draghiano" è anche il segretario del Pd, Enrico Letta. Ieri il sottosegretario agli Esteri, Benedetto della Vedova, segretario di +Europa, formazione alleata di Azione in Parlamento, aveva annunciato l’avvio del dibattito interno su una possibile alleanza con il Pd. Lo stesso, secondo quanto riferiscono al Giornale.it fonti parlamentari, starebbe facendo Calenda. Si discute anche sui collegi, come scrive Pasquale Napolitano sul Giornale in edicola. Oggi, non a caso, l’ex ministro fissa i paletti di un possibile accordo con i Dem. "No a cartelli elettorali che vanno dall’estrema sinistra a Di Maio", che sono "garanzia di ingovernabilità e sconfitta". "Agenda Draghi e agenda Landini/Verdi – ammonisce sul 'campo largo' - non stanno insieme. Sono prese in giro degli elettori".

Calenda apre le porte a "popolari, socialdemocratici e liberali" che vogliono lavorare su "un’agenda repubblicana". Ma avverte il Pd: "Deve scegliere, non sostituire i populisti con altri populisti. È il tempo della serietà". L’appello a Enrico Letta, quindi, è di mettere nel cassetto l’alleanza con i grillini e fare chiarezza con chi nel partito ancora "difende le ragioni di Conte".

Italia Viva, però, è da sempre scettica su un possibile patto elettorale con i dem. Con Calenda c’è "sintonia", spiega il coordinatore Ettore Rosato in un'intervista ad Affaritaliani, con Letta meno. Anzi, su certi temi, dal giustizialismo alle trivelle, fino all’assistenzialismo, la distanza è siderale. E siccome a contare sono i programmi, il percorso non può essere che in salita. Ieri dall’entourage di Renzi filtrava una netta contrarietà ad un’alleanza con un Pd, considerato ancora troppo legato all’autoproclamato avvocato del popolo.

E anche il Pd, secondo un retroscena di Repubblica, sarebbe poco disponibile a mettersi assieme all’ex premier, mentre vedrebbe più di buon occhio il gruppo di Di Maio, su cui però Calenda ha messo il veto. Rosato sintetizza la linea del suo partito in un tweet: "Oggi Letta dice con Di Maio sì, con Renzi no, auguri, noi stiamo con l’area Draghi". L’alternativa per i renziani, qualora Azione e +Europa scegliessero di andare con Letta, mandando giù il boccone amaro di una coalizione con dentro anche l'attuale ministro degli Esteri, sarebbe quella di una lista centrista autonoma.

Il simbolo c’è già: una R su sfondo blu, che simboleggia l’iniziale del leader, l’identità riformista del partito e l’appartenenza a Renew Europe, il gruppo dei liberali europei che fa capo a Macron.

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