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La lettera dei magistrati all'ex collega Palamara: spieghi tutto il "sistema"

Appello di 24 toghe all'ex pm: mostri gli sms ed eviti i "tentativi di insabbiamento"

La lettera dei magistrati all'ex collega Palamara: spieghi tutto il "sistema"

Una richiesta singolare. Girata direttamente all'incolpato: «Ciò che le chiediamo è di mettere a disposizione della magistratura italiana la messaggistica da lei intrattenuta con i colleghi». Così scrivono 24 toghe, rivolgendosi con parole mai sentite a Luca Palamara. È una lettera aperta senza precedenti quella che il Giornale pubblica: Palamara è stato presidente dell'Associazione nazionale magistrati e consigliere del Csm; soprattutto era uno dei punti di riferimento del sistema di potere delle toghe tricolori. Poi è arrivata l'inchiesta della Procura di Perugia, le intercettazioni a tappeto con il trojan e tutto il resto: il sistema che porta il suo nome è stato smascherato, ma solo in parte. Soprattutto ha colpito la sua rapidissima espulsione dall'Anm: lui voleva spiegare, raccontare, allargare il quadro. Non gliene hanno dato il tempo: l'hanno cacciato dopo un procedimento velocissimo, troppo veloce e circoscritto secondo la difesa dell'ex leader di Unicost, la corrente di centro della magistratura.

Palamara, questo il sospetto e anzi più di un sospetto, sa molte altre cose e potrebbe svelare gli intrecci di potere, gli scambi sottobanco, le lottizzazioni degli incarichi. Insomma, se c'era un sistema, è impensabile che quel modello si reggesse solo su un singolo o i suoi amici.

Per carità, il Csm è stato decimato dalla pubblicazione a puntate dei documenti emersi a Perugia, ma l'impressione è che ci siano altre carte ancora nascoste o comunque non ancora pubbliche.

Palamara ha più volte detto di volersi prendere le proprie responsabilità ma di non accettare la parte del parafulmine solitario.

Gli incontri fra i capi delle correnti, di destra come di sinistra, le mediazioni estenuanti, i veti su questo o quel nome, e la contiguità con la politica, erano tutti segreti di Pulcinella.

E però evidentemente una parte sia pure minoritaria del potere giudiziario non si fida completamente di quel che la magistratura competente - la Procura di Perugia e il Csm - sta facendo per portare a galla tutta la rete di rapporti obliqui e opachi.

Palamara incontrava tutti e si è occupato di nomine su nomine. Cosa è venuto fuori e cosa no?

I 24 - appartenenti a uffici giudiziari del Nord e del Sud - chiedono chiarezza e lo fanno rivolgendosi direttamente a lui, un tempo potentissimo e riverito, oggi in disgrazia e scaricato da tutti. «Gentile dottor Palamara - ecco l'incipit del testo - sono i suoi colleghi che le scrivono, in nome di quel culto della verità e della giustizia che lei ha dichiarato di nutrire anche nel momento della dismissione della toga. Si è professato vittima di un sistema i cui meccanismi ha imparato a utilizzare non meno di altri che l'hanno preceduta e di altri ancora che sono rimasti ancorati ai medesimi ingranaggi. La magistratura - prosegue la lettera - soffre di una crisi che sarebbe riduttivo definire di immagine.

Di qui la domanda formulata senza tanti giri di parole: Palamara dia «il suo contributo a prevenire qualunque tentativo di insabbiamento che possa essere messo in atto dalle correnti generatrici di questo sistema e che rischia di farlo diventare il suo unico capro espiatorio».

È la frase chiave del testo: i 24 sono convinti che ci sia ancora molto nascosto sotto la superficie. Il cosiddetto sistema Palamara funzionava anche prima del suo avvento e non è stato smantellato con la sua uscita di scena, in un processo lampo alla Disciplinare di Palazzo dei Marescialli.

Per questo le toghe - fra cui è nota all'opinione pubblica almeno Clementina Forleo, un tempo gip a Milano e oggi al tribunale di Roma - vogliono verità. E sperano che lui tiri fuori tutti, ma proprio tutti i messaggi scambiati in anni di frenetiche frequentazioni e manovre di potere. Spingendo così la magistratura a voltare pagina.

E ad abbandonare quella logica di scambio che l'ha indebolita e le ha fatto perdere autorevolezza davanti agli occhi del Paese.

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