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L'Eurogruppo gela il premier "Il Salva-Stati non si tocca"

Sì a un rinvio ma la riforma è blindata: «Modifiche non previste». Berlusconi: stupito dall'evanescenza del governo

L'Eurogruppo gela il premier "Il Salva-Stati non si tocca"

Sembra profilarsi un rinvio per motivi tecnici, non certo per dare modo all'Italia di rimettere tutto in discussione, per l'approvazione del nuovo Mes (la riforma del fondo Salva-Stati). Lo hanno fatto sapere ieri sera fonti diplomatiche di Bruxelles, rendendo noto che non c'è ancora accordo sulle Single Limb Cacs, le clausole di azione collettiva a maggioranza singola. La discussione è stata rinviata. È quindi probabile che il Consiglio Europeo del 12-13 dicembre non dia il via libera alla riforma, ma che la materia slitti all'Eurogruppo di gennaio. Ma in ogni caso prima ci sarà appunto il via libera dei parlamenti di Eurolandia. E non potrà che essere sul testo che è già stato approvato nel giugno sorso, anche se pure l'assicurazione europea sui depositi bancari potrebbe slittare, sempre secondo le stesse fonti, sino a giugno.

Il dibattito italiano sul Mes, insomma, viaggia su un altro binario rispetto all'iter della riforma del Salva Stati. Se da noi si parla di modifiche radicali, ieri all'atteso vertice tra i ministri finanziari dell'area euro il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno ha gelato le attese di chi sperava in una trattativa. Sul Mes «abbiamo preso una decisione a giugno, con un accordo politico», e ora «prendiamo atto di questo nella prospettiva di firmare il trattato molto presto all'inizio del prossimo anno». Il testo non si cambia quindi.

Qualche apertura è arrivata un po' a sorpresa da un falco patentato come il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis. «Dobbiamo lavorare tutti in uno spirito di compromesso. Spero - ha aggiunto - che riusciremo a fare progressi sia sulla riforma dello Sme che sull'Unione bancaria». Un mano tesa, ma solo sulla cosiddetta logica «di pacchetto» che anche ieri è stata difesa dal premier Giuseppe Conte e che il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha portato al vertice dell'Eurogruppo.

In sintesi, il massimo che l'Italia può ottenere è che insieme al nuovo Mes sia approvata la garanzia unica europea sui depositi, ma senza la ponderazione del rischio sui titoli di debito detenuti dalle banche, fortemente voluta dalla Germania. Un tetto ai titoli di Stato «inaccettabile» per le banche italiane, ha ribadito il presidente dell'Abi Antonio Patuelli. Per il governatore di Bankitalia Ignazio Visco il modo migliore per usare la riforma «è come punto di partenza per l'integrazione europea». Anche il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha detto che «è ora di fare passi in avanti sull'unione bancaria». Le banche, insomma sono la chiave di un possibile sì italiano.

Il fatto è che il calendario riduce al minimo le possibilità per l'Italia di intervenire anche su questo capitolo. Quando il Parlamento sarà chiamato a ratificare il trattato, i giochi saranno fatti.

Scenario che non piace al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi che ieri si è detto preoccupato per «l'incertezza e l'evanescenza» del governo sul tema. L'Italia «rischia di trovarsi a dover finanziare per una quota importante, fino a 125 miliardi di Euro, un fondo sul quale non ha in pratica nessuna possibilità di controllo. L'Italia potrebbe trovarsi costretta a finanziare un'operazione di salvaguardia di altri Stati, o di banche straniere, anche se la reputassimo sbagliata e contro il nostro interesse nazionale». La soluzione è inserire la riforma del Mes «nel quadro di una generale ridefinizione delle regole» dell'Ue. Per farlo, secondo il leader di Forza Italia, serve più unità. «Un governo responsabile», aggiunge Berlusconi, «chiederebbe l'aiuto di tutti».

Esclude qualunque convergenza il leader della Lega Matteo Salvini. «Penso che tutti i parlamentari di fronte a uno scempio tale abbiamo il dovere di dire no».

Per convincere il Parlamento a ratificare il trattato, insomma, il governo dovrà portare argomenti molto convincenti.

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