RomaIn Italia viene praticata la tortura ma il reato non esiste. La sentenza della Corte di Strasburgo, che condanna il nostro Paese per l'irruzione della polizia alla Diaz durante il G8 del 2001, è arrivata infatti prima che il Parlamento abbia legiferato in questo senso. La Corte Europea per i Diritti Umani ha stabilito che il blitz operato dagli agenti nella scuola va «qualificato come tortura» ed è quindi da condannare anche la legislazione italiana perché non prevede una simile fattispecie di reato. In particolare i giudici di Strasburgo ritengono sia stato violato l'articolo 3 che impone il «divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti» e soprattutto giudicano la risposta delle autorità italiane «inadeguata». La sentenza ha accolto il ricorso di uno dei manifestanti che aveva deciso di passare la notte nella scuola insieme ad altre decine di persone. Un uomo anziano, Arnaldo Cestaro (all'epoca dei fatti aveva 62 anni), fu vittima di un brutale pestaggio e ora avrà un risarcimento di 45.000 euro. Oltretutto la sentenza crea un precedente per altri ricorsi ancora pendenti che riguardano sia i fatti della Diaz sia le violenze subite nella caserma di Bolzaneto. Per l'Italia dunque l'ennesima strigliata dall'Europa a causa di una legislazione inadeguata. Eppure la discussione sul ddl che introduce il reato di tortura è iniziata quasi due anni fa, nel luglio del 2013, accompagnata da polemiche contrapposte che ne hanno rallentato il cammino. Questa volta però il traguardo è davvero vicino. Ne è convinto il relatore del provvedimento, l'onorevole Franco Vazio (Pd), che sottolinea la necessità di approfondire una tematica tanto delicata. «Non abbiamo perso tempo - assicura Vazio - Leggi che riguardano i diritti umani disegnano il profilo etico di un Paese. Il confronto è stato necessario per migliorare il provvedimento».
La discussione generale in Aula è iniziata prima di Pasqua. Si ripartirà domani con l'esame degli emendamenti da parte del Comitato dei nove. «Dovremmo licenziare il testo entro un paio di settimane - spiega Vazio - Poi sarà necessario un passaggio al Senato, che mi auguro sia velocissimo, perchè abbiamo apportato alcune modifiche». Modifiche ritenute indispensabili dal Pd e che per Vazio sono state pensate proprio per aderire meglio alle Convenzioni Internazionali richiamate nella sentenza di Strasburgo. «Si doveva specificare meglio il reato di tortura, quello di lesioni infatti non è sufficiente precisa Vazio - Ora non c'è più possibilità di prescrizione».
La Cassazione nel 2012 confermò la condanna per i vertici della Polizia coinvolti nel blitz alla Diaz che furono sospesi dal servizio ma prescrisse le lesioni per gli agenti protagonisti dei pestaggi.
Nel provvedimento in discussione al Montecitorio si prevede la tortura come reato comune punibile con la reclusione da 4 a 10 anni. Le pene salgono da 5 a 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale. In caso di morte a seguito delle torture è previsto l'ergastolo.
«Ci siamo preoccupati di tutelare il lavoro della polizia. La legittima attività di repressione dei reati da parte delle forze dell'ordine non sarà condizionata dal provvedimento. - assicura Vazio - La polizia deve essere in grado di svolgere serenamente il proprio lavoro. Il pubblico ufficiale che esegue ordini legittimi non corre alcun rischio».
Ma il riconoscimento del reato di tortura servirà anche in casi molto diversi.
«Fino ad ora non era possibile punire in modo adeguato fatti gravissimi - aggiunge Vazio - Penso agli episodi di tortura subiti da anziani all'interno di case di riposo che si sono poi rivelate dei lager».Tra le modifiche inserite alla Camera anche la cessazione dell'immunità per quei diplomatici che siano stati indagati o condannati per il reato di tortura nel loro Paese.
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