L'Europa ci scarica i migranti e compensa con più flessibilità

Via libera da Bruxelles allo sforamento dei conti Ma solo perché l'emergenza rimane a carico nostro

Antonio Signorini

Roma Con tutta probabilità l'Italia ce la farà. Bruxelles concederà tutta la flessibilità sui conti richiesta dal governo di Matteo Renzi per il 2016. Ancora aperta la trattativa sul debito pubblico, resa difficile dalle resistenze dei paesi rigoristi (la Germania appoggiata dagli stati minori del Nord), ma almeno per un altro anno dalla Commissione europea non dovrebbero arrivare brutte notizie.

Le cose si sono messe al meglio per l'Italia sul fronte dei conti pubblici quando è stato chiaro che su un altro capitolo fondamentale, l'immigrazione, Roma ha perso tutte le battaglie.

Già da un paio di giorni da Bruxelles è filtrata la notizia che sul deficit non ci saranno problemi. L'Italia potrà sforare i limiti dei patti, invocando la flessibilità per le riforme, investimenti e migranti e ottenere quello 0,8% che chiede da mesi, contro lo 0,75 concesso dai patti. Circa otto miliardi a disposizione dell'esecutivo.

Concessione fatta all'Italia solo in virtù del fatto che il Belpaese è stato messo da parte nella gestione dei migranti e doveva in qualche modo essere ricompensato il sacrificio.

Il ricollocamento dei rifugiati ha dato risultati che gli stessi esponenti della Commissione riconoscono come «ridicoli». L'Austria chiude le frontiere e Bruxelles non impedisce lo smantellamento del trattato di Schengen. Il trattato di Dublino, invece, resta pienamente in vigore, compresa la regola che affida i richiedenti asilo al Paese di sbarco. L'Italia ha accettato il piano di aiuti per la Turchia fortemente voluto dalla Germania, ma non ha incassato un equivalente impegno sul fronte libico. Nessuna barriera tra il paese nordafricano, né accordi con il governo nascente. Il Mediterraneo resterà l'autostrada dei migranti.

Cronaca di una sconfitta su quelli che, come ha detto tempo fa il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, sono i temi più importanti per l'Unione.

Il governo è intenzionato a fare valere questi «crediti» anche quando l'Italia dovrà portare a casa un rinvio sulla riduzione debito pubblico. Una sorta di baratto, tra un po' di respiro sui conti pubblici (a beneficio della fine della legislatura) e la ratifica della sconfitta sul fronte dell'immigrazione, evidentemente data per scontata.

Ufficialmente la trattativa sul debito è stata affidata a una lettera che Padoan ha inviato la settimana scorsa a Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, vicepresidenti della Commissione il primo, responsabile degli Affari economici il secondo.

Il ministro Padoan chiede di tenere conto non solo dello sforamento nel 2015 e nel 2016, ma di ciò che si prevede accadrà nel 2017 sulla base dei risultati 2016.

Dei fattori rilevanti che hanno fatto lievitare il debito in passato (soprattutto la bassa inflazione) e degli impegni che lo faranno ridurre in futuro (le riforme). Di fatto una richiesta di rinvio. Fino alla prossima emergenza immigrati e ad altre trattative tra Roma e Bruxelles.

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