L'Europa (forse) si sveglia: i militari contro i barconi

Il consiglio Ue orientato a far propria la proposta di fermare la tratta avanzata anche dall'onorevole Santanchè e finora bollata come «fascista»

L'Europa (forse) si sveglia: i militari contro i barconi

RomaBarconi nel mirino, e non solo metaforicamente. Si avvicina il vertice dei Capi di Stato e di governo dell'Ue che domani dovrà dire una parola certa sulle misure europee contro l'emergenza sbarchi. Le incognite sul tappeto sono molte. La Commissione europea ha sicuramente battuto un colpo, mettendo in campo un decalogo di proposte anche molto dure tra cui l'affondamento dei barconi. In sostanza la stessa richiesta che era stata avanzata da Daniela Santanchè e da altri esponenti del centrodestra, tutti regolarmente bollati come «fascisti» o «irresponsabili», e che ora è stata fatta propria anche da Matteo Renzi e da Bruxelles.

Il problema è il passaggio dalla fase delle proposte comunitarie alle decisioni concrete degli Stati membri. Fonti governative italiane si dicono convinte che qualche passo concreto sarà fatto, sfruttando l'onda emotiva e l'indignazione dell'ultima tragedia consumatasi nel Mediterraneo. L'Italia «proverà a puntualizzare alcuni impegni concreti prima del Consiglio Europeo: interventi nei Paesi d'origine, distruzione dei barconi, raddoppio di Triton, ricollocazione d'emergenza condivisa tra tutti i Paesi, collaborazione con le Nazioni Unite, sforzo comune alle frontiere meridionali della Libia», dice Matteo Renzi che oggi riferirà prima alla Camera poi in Senato sulle ultime drammatiche vicende e ieri ha avuto contatti telefonici con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e il presidente della repubblica di Cipro Nicos Anastasiades. «Se davvero finalmente alle parole corrisponderanno fatti concreti per l'Europa sarà un primo passo».

I punti più importanti del decalogo sono soprattutto tre: il rafforzamento dell'operazione Triton; la definizione di una missione Ue per l'affondamento dei barconi; la «redistribuzione» dei migranti non più sulla base del primo arrivo, come prevede il Trattato di Dublino. Sul primo punto sono prevedibili le resistenze di molti Paesi, soprattutto quelli nordici, che da sempre individuano nella presenza delle navi nel Mediterraneo una sorta di incentivo per i trafficanti, pronti a trasformare i natanti in un taxi. Per quanto riguarda l'affondamento dei barconi nelle cancellerie europee ci si muove con molta cautela. I segnali, dicono da Palazzo Chigi, non sono univoci. Fonti dell'esecutivo ammettono che «siamo ancora in una fase embrionale. Nessuno appoggerà mai una missione “boots on the ground“, ovvero un intervento di terra. Serve una copertura giuridica dell'Onu per una missione navale o aerea, e non sarà facile».

In ogni caso le operazioni di sequestro e distruzione delle imbarcazioni utilizzate dagli scafisti dovranno essere condotte attraverso «una missione dell'Ue», precisa Natasha Bertaud, portavoce della Commissione in materia di immigrazione, chiarendo uno dei dieci punti del piano presentato dall'Esecutivo Ue. La missione dovrebbe essere simile all'operazione militare Ue (Atalanta) in corso contro i pirati al largo delle coste somale. «Il mandato, comunque, non è stato ancora deciso». La scorsa settimana, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, aveva segnalato che gli scafisti hanno fatto ricorso già due volte quest'anno alla violenza per recuperare le imbarcazioni sequestrate dalle guardie costiere europee, segno che «c'è una carenza di imbarcazioni» a disposizione degli scafisti.

Infine qualche spiraglio potrebbe aprirsi per la condivisione del peso dell'accoglienza dei migranti, difficile però che i Paesi europei possano accettare una revisione del Trattato di Dublino sui richiedenti asilo.

Così come si rafforza la volontà europea di rafforzare il sistema dei rimpatri dei migranti economici - privi quindi del diritto d'asilo - che di fatto non funziona non solo in Italia, ma neppure negli altri Paesi europei.

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