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L'Europa spalanca le porte. Altri 50 milioni di stranieri

Bruxelles elimina l'obbligo dei visti per i cittadini di Ucraina e Georgia. Aggirato il veto dell'Olanda

L'Europa spalanca le porte. Altri 50 milioni di stranieri

L'Unione europea apre le porte a 50 milioni di extracomunitari ucraini e georgiani eliminando l'obbligo del visto. Nonostante gli olandesi avessero votato no, nel referendum di aprile, alla liberalizzazione dei visti con l'Ucraina. La mossa è una concessione politica ai due Paesi, che si sono allontanati dall'orbita russa. Nel caso dell'Ucraina con un crisi senza precedenti, che ha portato alla secessione della Crimea e alla guerra ancora aperta nel Donbass. L'apertura a 50 milioni di extracomunitari è solo il primo passo. Dopo l'Ucraina e la Georgia sarà il Kosovo a pretendere lo stesso trattamento di favore. E sulla sfondo rimane il nodo irrisolto dei 75 milioni di turchi, che vorrebbero entrare liberamente in Europa.

Nella notte fra mercoledì e giovedì è stato trovato un accordo fra Parlamento e Consiglio europeo sulla sospensione dell'esenzione dei visti per ucraini e georgiani. L'accordo deve essere ancora votato dall'intera assemblea di Strasburgo, probabilmente la prossima settimana. Il presidente polacco del Consiglio d'Europa, Donald Tusk, ha cantato vittoria, dopo aver messo in guardia che sull'apertura all'Ucraina e la Georgia la Ue si giocava tutta la sua credibilità. I due Paesi hanno intrapreso un cammino di riforme per avvicinarsi all'Unione europea e prendere le distanze da Mosca. L'eliminazione dei visti è il «premio» per le due nazioni del defunto impero sovietico, che si sono allontanate dall'orbita russa addirittura con due guerre.

L'accordo sulla liberalizzazione dei visti era stato congelato in seguito all'ondata di migranti dello scorso anno. Non solo: in aprile gli olandesi sono andati a votare in uno specifico referendum. Il 61% ha respinto la politica dei visti liberi con l'Ucraina. Il primo ministro, Mark Rutte, ha cercato di aggirare l'ostacolo riportando la patata bollente in Parlamento. Lo scorso mese gli olandesi chiedevano ancora tempo all'Unione europea per sbrogliare la matassa. Il partito euroscettico della Libertà, di Geert Wilders, favorito nei sondaggi, cavalcherà la tigre aumentando il solco fra l'opinione pubblica e Bruxelles. Le porte aperte a 45 milioni di ucraini e 5 milioni di georgiani rimarranno sbarrate in Gran Bretagna e Irlanda, grazie ai famosi protocolli di esenzione da questo genere di misure inclusi nei trattati comunitari.

Da Bruxelles si sottolinea che l'accordo prevede la reintroduzione dei visti da parte della Commissione europea o degli stati membri in caso di aumento sostanziale di ucraini e georgiani sul territorio dell'Unione. Oppure di aumento delle domande di asilo infondate e la mancata cooperazione di Ucraina e Georgia nel rimpatrio dei clandestini. Anche le minacce all'ordine pubblico e alla sicurezza interna possono far reintrodurre l'obbligo dei visti per un periodo che va da 9 a 18 mesi.

La prossima richiesta di apertura delle frontiere arriverà dal Kosovo, che scalpita da tempo con i suoi 1,8 milioni di abitanti. I kosovari già emigrano in massa seguendo le rotte balcaniche clandestine. Il vero problema è rappresentato dalla Turchia, che entro fine anno pretendeva per i suoi 75 milioni di cittadini l'esenzione dal visto. Ankara non ha ancora soddisfatto alcune richieste europee nel campo delle riforme legislative su temi delicati che coinvolgono terrorismo, libertà politiche e diritti umani.

In gioco c'è l'accordo sui profughi siriani, che la Turchia potrebbe rimandare in Europa se non ottiene la liberalizzazione dei visti.

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