Nell'Europa del Covid la Russia e il Regno Unito sono in fuorigioco, ma nell'Europa del calcio restano in campo come se nulla fosse. San Pietroburgo è confermata sede del quarto di finale di Euro 2020 previsto alle 18 del 2 luglio tra la Spagna e la vincente (decisa ieri sera tardi) di Francia-Svizzera. Lo hanno comunicato il comitato organizzatore della città russa e la stessa Uefa, malgrado in Russia sia in corso un vero remake della pandemia, con 21.650 casi e 611 morti in ventiquattro ore (dei quali 124 a Mosca e 110 nella stessa San Pietroburgo). E stanno sorgendo dubbi anche sull'opportunità di lasciare che sia Londra a ospitare le tre partite decisive, dal 6 all'11 luglio, visto l'aumento di contagi anche nel Regno Unito.
Parliamo delle semifinali e della finale di Euro 2020 che sono schedulate (come del resto l'ottavo di oggi Inghilterra-Germania) a Wembley, in quella Londra che preoccupa per l'impennata di contagi dovuto alla variante delta. Ieri il Regno Unito ha registrato 22.868 nuovi casi di Covid-19, record da gennaio, anche se va detto che i decessi restano bassi, appena tre. Abbastanza però per inquietare l'Ue. «A livello personale - ha detto ieri il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas - voglio condividere i miei dubbi sulla possibilità di organizzare le semifinali e la finale a Wembley, che sarà pieno, mentre il Regno Unito limita le possibilità di movimento dei suoi cittadini verso l'Unione europea. In questo tipo di decisioni ci vuole un minimo di reciprocità e proporzionalità e l'Uefa farebbe bene ad analizzare con cura le sue decisioni pensando alle sue ripercussioni». Parole che mettono il carico alle perplessità già espresse giorni fa da due leader carismatici come Mario Draghi e Angela Merkel.
Spostiamoci in Russia, dove la campagna vaccinale procede con notevole lentezza, cosa paradossale visto che parliamo del primo Paese ad annunciare orgogliosamente di aver sviluppato un siero contro il coronavirus, il controverso Sputnik V. Ma solo il 14 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose. Domenica in Russia erano state somministrate 38.440.164 dosi, oltre dieci milioni in meno dell'Italia a fronte di una popolazione quasi tripla. Nel Paese di Vladimir Putin sono state inoculate 26,34 dosi ogni 100 abitanti (in Italia siamo a 82,52). Centinaia di tifosi finlandesi e danesi sono risultati positivi di ritorno da trasferte a San Pietroburgo per seguire le rispettive nazionali.
Una circostanza che fa riflettere sulla ostinazione con cui l'Uefa ha voluto mantenere la formula dell'europeo diffuso, con transumanze di tifosi in giro per le undici differenti città di altrettanti Paesi, malgrado qualcuno avesse spinto per tornare, alla luce della pandemia, alla formula tradizionale della sede unica. E se fosse la variante delta a vincere Euro 2020?
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