Politica

Leva del fisco per riaccendere la ripresa. Giù le tasse a chi investe gli utili in azienda

Più crediti di imposta e regolarizzare il cash delle cassette di sicurezza

Leva del fisco per riaccendere la ripresa. Giù le tasse a chi investe gli utili in azienda

Riformare il fisco è impresa improba, ci vuole tempo, condivisione e persone giuste (rimettiamo un ministro delle Finanze), già Einaudi ne faceva un tema socio-culturale più che giuridico-economico. Pensare a una riforma del fisco partendo dalle aliquote e che si finanzi con la famigerata lotta all'evasione fiscale (senza riflettere bene sullo stato del nostro fisco e dell'evasione, che per grande parte è evasione da riscossione, quindi importi dichiarati e non versati) appare miope. Peraltro le idee che circolano sull'Irpef introdurrebbero più iniquità di quanta se ne voglia combattere, l'Irpef è un tributo vecchio che pagano solo dipendenti, pensionati e chi non si può permettere di evadere (basta con la logica onesti contro disonesti, evade chi può e non si può pensare di togliere la sostituzione di imposta, unico meccanismo efficace contro l'evasione). Vi sono pochi contribuenti Irpef che pagano per tutti (il 58% dell'Irpef viene versata dal 12% dei contribuenti). A queste persone (tutte), con un premio maggiorato a chi ha figli, vanno abbassate le tasse per far ripartire i consumi. Se serve anche rimodulando la tassazione dei redditi finanziari latu senso intesi con i redditi da lavoro (per far questo occorrerebbe pensare a una dichiarazione dei redditi che accolga anche l'indicazione dei beni detenuti direttamente o indirettamente dai contribuenti) e il ginepraio delle tax expenditures. Ma è complesso e passa dal sommo tema di estirpare il cancro della burocrazia, zavorra dell'Italia, e da analisi, come quella sull'opportunità di passare a tassare il reddito liquido, che non si fanno con un colpo di legge finanziaria (un altro calderone, da abolire e riscrivere).

Cerchiamo di essere concreti. Attraverso il fisco (l'altra leva sono le infrastrutture, linfa vitale di ogni Paese, dove pure siamo fermi) potremmo dare lo choc che serve. Non sarebbe una riforma vera, che tanto con queste condizioni non arriverà mai, ma interventi basati su meccanismi collaudati che possono utilizzare il fisco come stimolo alla ripresa o come bussola per orientare le esigenze dell'economia. Innanzi tutto favoriamo chi capitalizza le imprese, il meccanismo c'è, l'incentivo Ace per chi inietta liquidità, potenziamolo. Premiamo, introducendo un doppio livello di tassazione per chi reinveste gli utili in azienda, anche con destinazioni vincolate e benefit sul costo del lavoro. Regolarizziamo i 150/200 miliardi di banconote in cassette per farli confluire nelle aziende e in titoli del debito pubblico esenti da imposte presenti e future (titoli da mettere a disposizione di tutti per «ricomprarci» il nostro debito). Pensiamo al futuro. Dobbiamo rifuggire dal nanismo imprenditoriale, quindi introduciamo o estendiamo i crediti di imposta per chi si quota o si aggrega.

Cerchiamo un patto con i giganti del web, invitandoli (non obbligandoli con inefficaci web tax, siamo già al terzo fallimento) a investire nel nostro Paese pagando le giuste tasse (anche qui è semplice, chi viene o ritorna in Italia web company o meno - ha bisogno di certezza del diritto e di qualche vantaggio, senza ovviamente esagerazioni). Infine il green deal fiscale. Abbiamo già dei vantaggi sparsi (lo stesso bonus del 110% ha una componente in tale senso, il decreto Clima) e dei disincentivi per il non green (tipo plastic tax). Non basta, scriviamo un patto col mondo delle imprese che individui corretti parametri e che premi con crediti di imposta o meccanismi semplici (stile patent box, che è stato un successo) chi investe in ricerca e attività «sostenibili» (sia perché è quello il suo oggetto sociale, sia perché magari fa donazioni, il Covid ci ha insegnato quanto può essere cruciale un terzo settore efficiente). Passare dall'economia del Pil all'economia del benessere, l'«economy of Francesco» a cui anela la bella enciclica Fratelli tutti è il modello cui tendere.

Non si dica che è un libro di sogni «senza coperture», molte di queste idee concrete non costano nulla e, soprattutto, senza investimenti e consumi (e sostegno alle categorie più in difficoltà causa pandemia) il gettito scompare proprio.

Commenti