Il premier durissimo attacca il Cremlino. "Dialogo? Non ora. L'Italia non si volta dall'altra parte"

L'ex Bce in Parlamento condanna Putin: "Vuole riportarci nella giungla della storia. Ci vedeva impotenti ma non è così". E assicura: "Le sanzioni stanno funzionando e al momento non ci sono problemi energetici"

Il premier durissimo attacca il Cremlino. "Dialogo? Non ora. L'Italia non si volta dall'altra parte"

No, non è il momento del dialogo. Non si parla adesso con chi «attacca i nostri valori di libertà e democrazia», non si discute con chi colpisce «il mondo libero che abbiamo costruito insieme». Del resto, si chiede Mario Draghi, che possiamo dire a questi barbari che agitano «il ricatto estremo delle armi nucleari», a questi selvaggi «che vogliono riportarci nella giungla della storia»? Vediamo «mostruosità» che pensavamo «irripetibili», assistiamo a «orrori» che ci riportano «indietro di ottant'anni»: che cosa abbiamo in comune? Nulla. Dunque, «verrà pure il tempo del dialogo e saremo pronti», però ora serve una risposta energica e «veloce». Servono le armi, e le manderemo, perché l'invasione dell'Ucraina «ci obbliga a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili». Quanto a Putin, ha davvero sbagliato i calcoli. «Forse ci vedeva come impotenti, ebbene non è così. Tollerare una guerra di aggressione nei confronti di uno Stato sovrano d'Europa significa mettere a rischio la pace e la sicurezza. L'Italia non si volterà dall'altra parte».

UNITÀ Il premier parla per mezz'ora al Senato, interrotto da una cinquantina di applausi, poi nel pomeriggio replica alla Camera. Un discorso duro, sofferto, che obbliga il Parlamento a un bagno di realismo perché il conflitto sta cambiando tutti i parametri e il lungo e un po' soporifero benessere che dura dagli anni cinquanta sta per essere increspato. Roma, spiega Draghi, ha risposto all'appello del presidente Zelensky e «del suo eroico popolo» che ci domanda «equipaggiamenti, armamenti, veicoli militari per proteggersi dall'aggressione russa». C'è una sola strada, obbligata. «È necessario che il governo eletto democraticamente sia in grado di resistere all'invasione e garantire l'indipendenza del Paese». Nel mirino pure la Bielorussia, che potrebbe accogliere armi nucleari.

LE SANZIONI Ottime, «stanno funzionando», ma non bastano. «A una Nazione che si difende non è possibile offrire soltanto incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, della Ue e della Nato». Si stanno comunque studiando «misure più restrittive mirate contro gli oligarchi». Tra le ipotesi, «un registro internazionale per i patrimoni superiori a dieci milioni di euro» e aumentare «la pressione sulla Banca centrale russa». Però, insiste Draghi, quello che occorre oggi è mostrare i denti. «Serve una reazione rapida e ferma, il disegno revanscista di Putin si rivela con contorni nitidi, con la minaccia di far pagare conseguenze catastrofiche mai sperimentate a chi lo intralcia».

IL CUORE E LA GIUNGLA Mandare armi all'estero, schierare quasi 3500 soldati in Romania al confine ucraino, spedire aiuti bellici e materiale: per Draghi non è una decisione leggera, dà il senso di quanto stia cambiando tutto, dell'urgenza delle scelte. Cita Alcide De Gasperi, impegnato nel 1946 alla Conferenza di Parigi. «Il cuore del popolo italiano è pronto ad associare la propria opera a quella degli altri Paesi per costruire un mondo più giusto è più umano». Poco umani invece sembrano al Cremlino. «Come ha osservato lo storico Robert Kagan, la giungla della storia è tornata e le sue liane vogliono avvolgere il giardino di pace in cui eravamo convinti di abitare». Per fortuna a Mosca «molti non approvano le azioni del loro governo, sono seimila le persone arrestate per aver manifestato».

IL GAS Purtroppo «paghiamo errori del passato» e importiamo il 95% del nostro fabbisogno, di cui oltre il 40% viene dalla Russia. Ce lo taglieranno? Resteremo al freddo? Le imprese chiuderanno? Draghi al momento non la vede nera. «Nel breve termine anche una completa interruzione dei flussi non dovrebbe comportare problemi. Abbiamo 2,5 miliardi di metri cubi negli stoccaggi e sta arrivando la primavera». Poi «altri picchi saranno assorbiti» da incrementi delle forniture da Algeria e Azerbaijan, senza parlare delle trivellazioni in Adriatico.

PROFUGHI Rafforzata la vigilanza e approvato un nuovo protocollo sulle migrazioni.

«Siamo in prima fila ma la Ue è stata miope nell'applicare regolamenti datati, come quello di Dublino, invece di adottare un approccio realista». Chiude con gli italiani che vivono in Ucraina: «Tornate a casa, anche in treno».

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