L'ex dg di Veneto Banca e l'incontro a Laterina: "Lei c'era ma non parlò"

Consoli racconta il summit coi vertici di Etruria a casa dell'ex ministro a Pasqua 2014

L'ex dg di Veneto Banca e l'incontro a Laterina: "Lei c'era ma non parlò"

La serata a casa Boschi a Laterina, cui partecipò per «brevissimo tempo» anche l'allora ministro Maria Elena, e il ruolo avuto da Bankitalia nelle trattative sulla fusione (mai avvenuta) fra le due ex popolari venete. Ha ruotato attorno a questi due punti ieri l'audizione dell'ex direttore generale di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, in Commissione Banche.

Nell'aula di San Macuto il banchiere veneto - arrestato nel 2016 con le accuse di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza nell'ambito dell'inchiesta sul crac dell'istituto di Montebelluna (per lui il giudice deciderà a marzo se procedere con un rinvio a giudizio) - ha riferito che «la Boschi partecipò a un incontro con i vertici di Etruria e di Veneto Banca nella casa di famiglia ad Arezzo nella Pasqua del 2014. Rimase forse un quarto d'ora e non proferì parola». L'incontro, ha spiegato Consoli, «avvenne perché sapemmo che Etruria aveva ricevuto da Bankitalia una lettera simile alla nostra» nella quale si chiedeva l'aggregazione con un partner «di elevato standing». E nella lettera veniva indicata proprio la Popolare di Vicenza. Dopo quell'incontro «non ho mai più visto né sentito la ministra Boschi». Nella sua ricostruzione l'ex ad ha specificato che avrebbe voluto incontrare anche Matteo Renzi per avvisarlo «che la riforma delle Popolari poteva essere pericolosa. Recentemente gli ho scritto due lettere ma non ho mai ricevuto risposta».

Ma Consoli in audizione ha detto anche altro, chiamando in causa Bankitalia. L'ex ad sostiene, infatti, che il presidente della Popolare Vicenza, Gianni Zonin, incontrando i vertici di Veneto Banca nel dicembre 2013, disse che l'operazione di fusione fra i due istituti «era fortemente caldeggiata dal governatore Visco con il quale aveva avuto una lunga telefonata».

Consoli ha rilevato come la prima indicazione da parte di Banca d'Italia sull'aggregazione con Vicenza arrivò il 6 novembre 2013 nella sede della banca a Montebelluna quando il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, «consegna la memoria» dell'ispezione appena conclusa «e ci chiede di allontanarci un attimo e porta il presidente Trinca e me da parte dicendoci che la banca non è più in grado di camminare sulle proprie gambe e deve andare con una banca di adeguato standing. A quel punto Trinca quasi urlando chiede chi fosse questa banca. Barbagallo - è la versione di Consoli - dice sottovoce Popolare Vicenza. Quando poi ritorniamo in ufficio e ci sono altri dirigenti della banca, Trinca entra furente e dice questi qua ci vogliono portare ancora una volta con Vicenza».

L'audizione di Consoli è stata secretata nei minuti finali. Poco prima l'ex banchiere veneto, incalzato sul prestito che Veneto Banca concesse a Denis Verdini nel 2012, per un ammontare di 7,6 milioni, ha risposto che «aveva la garanzia di uno degli uomini più ricchi d'Italia, non faccio nomi perchè mi pare inopportuno, ed è stato interamente ripagato». La seduta è stata poi secretata su decisione di Renato Brunetta, in quel momento facente funzioni di presidente della Commissione, per permettere a Consoli di parlare «più liberamente» dell'identità della persona garante.

Anche la prossima sarà una

settimana calda per la Commissione Banche: lunedì mattina verrà ascoltato il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, martedì il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e mercoledì 20 l'ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni.

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