E quattro. Dopo l'elezione di Stefania Craxi, di Forza Italia, alla presidenza della commissione Esteri del Senato monta la rabbia nel M5s. I parlamentari grillini fanno di conto ed elencano le sconfitte politiche rimediate da Giuseppe Conte da quando è alla guida del Movimento, di fatto da febbraio dell'anno scorso. L'assunto che l'avvocato abbia perso il tocco magico da quando ha lasciato Palazzo Chigi è dimostrato dai fatti. Quattro sconfitte. Prima la sfida interna sui capigruppo di Camera e Senato, quindi l'elezione del presidente della Repubblica, infine il voto segreto per eleggere il successore del filo-russo Vito Petrocelli alla guida della terza commissione permanente di Palazzo Madama.
«È la quarta elezione importante persa da Giuseppe Conte, che ha già perso la sfida sui capigruppo Castellone e Crippa e quella sulla presidenza della Repubblica», è la conclusione che circola tra i senatori dei Cinque stelle. Che ironizzano: «In pratica Conte vince solo se gareggia da solo». Simona Nocerino, vicina a Luigi Di Maio, considerata fino a qualche ora prima del voto come la rivale interna dello sconfitto Ettore Licheri (nel tondo, ndr), commenta con l'Adnkronos: «Licheri non è stata una scelta vincente, dispiace. Con me le cose sarebbero andate diversamente? Dicono di sì, ma io non posso saperlo». Un parlamentare con Il Giornale si lascia andare a un duro sfogo: «Conte così sta distruggendo il Movimento, continuiamo a perdere ogni elezione e scendiamo nei sondaggi». Nelle chat diversi eletti di Camera e Senato avvertono: «Conte non si azzardi a staccare la spina al governo per aver perso una poltrona». L'ex premier attacca i renziani, ma c'è chi non esclude un regolamento di conti interno. «Il candidato doveva essere per forza Licheri, vicino a Conte e a Paola Taverna, e per questo l'ha pagata», commentano dal M5s.
Lo stesso Licheri era stato protagonista di un'altra débâcle, a novembre scorso. Conte puntava a riconfermare il capogruppo uscente al Senato, ma il gruppo si era spaccato e il senatore amico della Taverna era stato costretto al passo indietro per fare spazio a Mariolina Castellone, più autonoma rispetto alla linea contiana. Prima sconfitta per l'avvocato di Volturara Appula. Un mese dopo, invece, a mettere in difficoltà il leader era stata la riconferma di Davide Crippa per la terza volta nel ruolo di capogruppo pentastellato alla Camera. Conte aveva provato a lanciare in pista una serie di personalità più vicine alla sua leadership, coinvolgendo nel toto nomi gli ex ministri Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina. Conte avrebbe voluto decapitare il vertice del gruppo a Montecitorio, anche perché considerava Crippa non organico alla sua linea politica. Troppo vicino a Di Maio, ma soprattutto a Beppe Grillo. Però anche in quell'occasione i parlamentari hanno voluto evitare una conta. Quindi, via libera al tris di Crippa. Seconda battuta d'arresto per l'avvocato. Arriviamo così alla partita del Quirinale, a gennaio scorso.
Nelle ore più convulse delle trattative per l'elezione del capo dello Stato Conte aveva lanciato pubblicamente la candidatura di Elisabetta Belloni, numero uno dei servizi segreti. Nome approvato da Grillo con un tweet ma non condiviso nel metodo da Di Maio. Belloni affossata.
Andando oltre il perimetro parlamentare, ci sono le sconfitte sulle nomine,
tra tutte quelle per il rinnovo dei direttori dei Tg della Rai a fine novembre 2021. In quei giorni un Conte furibondo annunciava la fuga del M5s dai programmi di Viale Mazzini. Editto poi ritirato, ma la sconfitta rimane.
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