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L'ex senatore è ancora a rischio "Non può tornare in carcere"

L'angoscia della moglie: "Sta un po' meglio ma i medici sono stati chiari: l'infezione si ripresenterà in condizioni igieniche precarie"

L'ex senatore è ancora a rischio "Non può tornare in carcere"

Monitor e flebo. Marcello Dell'Utri è sempre nel reparto di terapia intensiva del Sandro Pertini di Roma. Ormai è passata una settimana dal ricovero, la moglie Miranda Ratti non si sbilancia: «Le condizioni di salute sono leggermente migliorate, ma il pericolo non è ancora scongiurato. Io spero che piano piano mio marito si possa rimettere in sesto, ma intanto mi chiedo cosa accadrà e le confesso che l'idea di un ritorno in cella mi angoscia. I medici, bravissimi e scrupolosi, mi fanno notare che l'infezione potrebbe ripresentarsi e gli specialisti sostengono che le condizioni igieniche sono decisive per evitare il ripetersi di situazioni simili».

Il punto è che una cella con il bagno alla turca, come quella di Rebibbia in cui era detenuto l'ex parlamentare quando si è sentito male, rappresenterebbe un pericolo. Certo, è facile obiettare che le prigioni non sono hotel a cinque stelle e che migliaia di detenuti vivono in condizioni spesso disastrose, in celle sovraffollate che sono una vergogna per il Paese. Tutto vero. E però il problema sottolineato dall'urologo Bernardo Rocco resta. Sarebbe un delitto rispedire in cella una persona malata, con la prostrata non perfettamente funzionante, cardiopatica e diabetica. Per di più sulla soglia dei 75 anni.

Una soluzione può essere ragionevolmente trovata bilanciando le diverse ragioni ed esigenze. Di «incompatibilità con il regime carcerario», ha parlato anche Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, uno dei parlamentari che in queste ore sono andati al capezzale del malato. Come Stefania Prestigiacomo, Maurizio Gasparri, Francesco Storace, altri ancora. Incontri di pochi minuti, discreti, anche per le particolari condizioni in cui si sono svolti: in un reparto in cui il dolore e la sofferenza non lasciano spazio ad altre considerazioni.

«In questi giorni, o forse già oggi o domani - spiega la signora Ratti - incontrerò i medici e cercheremo di capire il percorso che ci attende. Ma io e i miei figli siamo preoccupati: i tempi del carcere, anche solo per svolgere un esame, sono quelli che sono e la burocrazia rallenta e complica tutto, in una sequenza infinita di domande, carte, rimpalli da un ufficio all'altro». Per intenderci, la risonanza magnetica chiesta dal dottor Rocco il 14 febbraio è stata effettuata all'ospedale di Parma il 7 maggio.

E il cd è stato inviato a Roma solo lunedì scorso.

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