Politica

La lezione della Francia: non si processa la morale

I francesi si sono sempre dimostrati molto più tolleranti di noi italiani sulle abitudini sessuali dei potenti. Quando scoppiò il primo scandalo su Dominique Strauss-Kahn (con la cameriera newyorkese, nel 2011) i giornali di tutto il mondo erano pieni di rievocazioni sulle imprese erotiche di François Mitterrand e (...)

(...) Valéry Giscard d'Estaing, sulle quali i francesi socchiudevano occhi, compiaciuti, se non addirittura fieri. Più o meno lo stesso è accaduto, nel frattempo, con la vicenda dell'attuale presidente francese Hollande, disapprovato più per una certa goffaggine organizzativa degli incontri amorosi che per gli incontri in sé.

Trattandosi di presidenti della Repubblica, il primo pensiero che viene è quanto sarebbe stato meglio se i nostri avessero tessuto più trame sessuali che trame politiche. Il secondo pensiero riguarda ancora Strauss-Kahn, che non è un personaggio simpatico, anzi. Ma suscitava un'impressione di severità sproporzionata l'ipotesi di una condanna da dieci a venti anni per sfruttamento aggravato della prostituzione. Invece, all'apertura del processo sul giro di squillo all'Hotel Carlton di Lilla, il pubblico ministero ha chiesto il suo proscioglimento «puro e semplice» e i giudici gli hanno dato ragione: non si può infatti dimostrare che, nelle sue serate a luci rosse, usufruisse consapevolmente di un sistema di sfruttamento della prostituzione, e anche se lo avesse saputo non è perseguibile penalmente, come cliente.

Sentenza ineccepibile, dunque, e mi piacerebbe che un giurista ci spiegasse come sarebbe finita - in analoghe circostanze - da noi. Di certo è diverso l'atteggiamento francese verso i comportamenti sessuali privati, siano dei potenti o della gente comune. In Francia la disapprovazione sulla vita sessuale di Strauss-Kahn è più etica che morale. Non è etico che un uomo con incarichi così importanti disperda tante energie, e rischi tanto, per una libido giudicata eccessiva dai più. In Italia prevale invece il giudizio morale, sintetizzabile in un'antica parola delle nonne, «sporcaccione».

In Francia, Paese laico da secoli, è l'etica a prevalere. In Italia, dove non ci siamo mai liberati dall'influenza ecclesiastica, etica e morale sono un unico pastone difficilmente scindibile. Non a caso è difficile spiegare - anche agli studenti universitari, anche a quelli che hanno teoricamente studiato un po' di filosofia - la differenza fra i due concetti.

Peggio mi sento considerando che anche la morale, da noi, è in realtà un moralismo generico e ipocrita, di facciata, della serie predica bene e razzola male. E consola poco sapere che sono antichi motivi storici - in definitiva la millenaria incombenza del potere religioso - a spiegare questo vizio del carattere nazionale.

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