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La lezione garantista di Casini: "La ruota gira..."

Il politico ex dc contro manettari e retorica anti casta: «Matteo agì d'intesa col governo»

La lezione garantista di Casini: "La ruota gira..."

Stai a vedere che l'uomo più coraggioso del centrosinistra è un democristiano. In un'aula del Senato divisa rigidamente in schieramenti, in cui le opposte propagande non lasciavano spazio a valutazioni di merito, Pierferdinando Casini ha impartito una lezione di diritto e di politica allo schieramento che lo ha fatto eleggere a Bologna alle ultime elezioni. Il messaggio più forte è la rivendicazione di un primato della politica che di questi tempi non può passare inosservato: «Il mio voto -ha scandito il senatore che milita nel gruppo misto- sarà coerente con l'idea che il Parlamento non può essere espropriato. Il giudizio politico sui governi lo danno gli elettori e non può essere delegato ai magistrati».

E pensare che il lascito della Balena bianca nell'immaginario comune è fatto soprattutto di capacità di mediazione, di pragmatica flessibilità più che di rispetto dei principi. E invece. Casini ha mescolato nelle sue argomentazioni l'opportunità di mandare un ministro davanti al giudice perché valuti le sue scelte, alle considerazioni in punta di diritto. Sotto quest'ultimo profilo, si è chiesto nel suo intervento se «le fattispecie di Gregoretti e Diciotti siano diverse. Nel senso cioè ha aggiunto- se per la Gregoretti come qualcuno avanza, c'è il dubbio che Salvini abbia messo in atto una politica personale che contrastava con quella del governo e degli altri ministri».

In questo senso, il leader centrista non ha mancato di richiamare Conte alle sue responsabilità. Se c'era «una dissociazione tra Conte e il suo ministro, Conte avrebbe avuto tutti gli strumenti per manifestarlo. Bastava convocare un consiglio dei ministri». E ancora: «Non si è manifestato questo diverso orientamento del presidente Conte, come si evince dalle dichiarazioni del ministro della giustizia Bonafede e del vicepresidente del consiglio Di Maio, che tutto facevano trapelare tranne una dissociazione». La conclusione è inevitabile: «Il tema vero è se c'era un contrasto tra Salvini e le politiche del governo. Questo contrasto non c'era».

Ma oltre a pungolare i 5 Stelle che, alle prese con la stessa accusa, nel precedente governo salvano l'alleato Salvini e nell'attuale condannano il nemico Salvini, Casini si è rivolto agli uomini e alle donne del centrosinistra. Gli stessi che ieri contestavano l'antipolitica, il manettarismo unito alla retorica anti casta, e oggi ne usano gli strumenti, pur di colpire il rivale politico. «Non sono stato convinto dalle perorazioni in favore di Salvini -ha spiegato- Ma nemmeno mi hanno convinto quelle di coloro che in base a una contestazione totale e legittima, che sottoscrivo dalla a alla z, delle valutazioni politiche su Salvini, arrivano alla conseguenza che proprio per questo va processato». La conclusione suona come una profezia: «La ruota gira, colleghi.

Quello che capita a Salvini può capitare a Zingaretti domani o a qualcun altro».

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