La lezione di Oriana a Renzi

Il premier è avvisato. Avere a che fare con l'ira della Fallaci, anche se dall'aldilà, non è consigliabile

La lezione di Oriana a Renzi

«E questa Italia, un'Italia che c'è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade». Così scriveva Oriana Fallaci, di cui ieri qualcuno si è ricordato di onorare l'ottavo anniversario della morte. Ce l'aveva con i pazzi islamici che avevano appena tirato giù le Torri gemelle e con esse le certezze dell'Occidente. Ma anche con quei nostri politicanti e predicatori che sembravano non aver capito, o volutamente minimizzavano: eravamo stati chiamati in guerra e avevamo il dovere di difendere con qualsiasi mezzo i nostri Paesi e la nostra civiltà.

Oriana non ne ha mai fatto una questione partitica. Noi l'abbiamo arruolata tra i nostri, ma non credo che a lei la cosa facesse piacere. Era semplicemente e banalmente una donna libera. Anche di scrivere sulla persecuzione giudiziaria e mediatica a Berlusconi: «Signor Cavaliere, noi due non ci amiamo. Si sa. Ma il comportamento che quella gente tiene verso di lei è così incivile, così insopportabile, così ributtante, quindi offensivo per la libertà e la democrazia che a portarvi anche un benché minimo e involontario contributo mi vergognerei».

Sono passati anni, alla minaccia islamica si è aggiunta la crisi economica. Oggi siamo tra due fuochi: da una parte i tagliagole, dall'altra i tagliaportafogli europei. Nemici diversi, certo. Ma non è che i secondi siano meno pericolosi in quanto a rischio di perdere libertà e sovranità nazionale. La possibilità di essere commissariati dall'Europa su conti e riforme - lo abbiamo già scritto - è reale. Mi piace immaginare - ma sono abbastanza certo che sia così - che se Oriana oggi fosse tra noi, direbbe di Renzi le stesse cose che disse di Berlusconi: «Io e lei non ci amiamo, si sa, ma il comportamento dei tecnocrati europei è così offensivo per la nostra libertà e la nostra democrazia...». E lancerebbe all'Europa, e a Renzi stesso, lo stesso anatema che lanciò agli islamici per difendere l'Italia: «Guai a chi me la ruba, guai a chi me la tocca, guai a chi me la invade».

Il premier è avvisato. Avere a che fare con l'ira della Fallaci, anche se dall'aldilà, non è consigliabile.

E poi saldi i conti in sospeso con la sua concittadina, lui che si professa maestro di «sburocrazia». Da due anni giace inapplicata una delibera per intitolare una via di Firenze a Oriana. Vediamo che non si aggiunga alle tante, troppe, promesse inevase.

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