Via libera a un passo. Ma la vendita di San Siro spacca destra e sinistra

Fi fuori dall'aula per consentire la cessione Lega e FdI: "Non siamo la stampella di Sala"

Via libera a un passo. Ma la vendita di San Siro spacca destra e sinistra
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Decolla il nuovo stadio di San Siro, si schianta il campo largo, Forza Italia "salva Milano" (e Sala), Lega e FdI attaccano l'alleato. Sintesi della seduta convocata ieri a oltranza in Consiglio comunale a Milano sulla vendita del Meazza e delle aree intorno a Milan e Inter per 197 milioni. Il match in aula è iniziato alle 16,30 e il fischio finale era atteso nella notte, ma una rassicurazione sul via libera, seppure di misura (dovrebbe finire con uno scarto di due voto, 24 a 22 o 21) arriva a pochi minuti dalla seduta dalla presidente della Consulta di Fi Letizia Moratti che anticipa l'atteggiamento responsabile e "non ideologico" del partito. Non si traduce con voti favorevoli, ma 3 consiglieri su 4 sono pronti a uscire dall'aula per abbassare il quorum. Alla delibera su cui il sindaco Beppe Sala era arrivato a minacciare le dimissioni (salvo poi ritrattare), pallottoliere alla mano, a quell'ora manca ancora un sì per avere la maggioranza assoluta. Certa la bocciatura in blocco dei 3 Verdi, contrari 3 dem e l'esponente del gruppo misto Fedrighini. L'ago della bilancia per passare da 24 a 25 consiglieri è proprio il capogruppo della Lista Sala Marco Fumagalli: esclude il sì ed è più orientato sul no che ad astenersi. Fuori da Palazzo Marino il Movimento 5 Stelle intanto manifesta con lo slogan "Fermatevi". In vista delle prossime Comunali la segretaria Pd Elly Schlein avrà qualche problema a mettersi d'accordo col leader M5S Giuseppe Conte su un candidato unico.

Tant'è, mentre la giunta prova a convincere gli ultimi indecisi con una manciata di emendamenti a favore, ad assicurare che il progetto dovrebbe salvarsi a prescindere da mal di pancia e dissidenti nella maggioranza è Moratti che detta la linea. "Il dibattito su San Siro va ben oltre una semplice questione tecnica o amministrativa. In gioco - rimarca - c'è una visione di città, la possibilità di riqualificare un'area strategica e garantire a Milano infrastrutture moderne e all'altezza del suo profilo internazionale. Fi adotterà una posizione in grado di consentire l'approvazione. Non possiamo ignorare i limiti e tantomeno condividerne pienamente i contenuti, ma la nostra responsabilità verso la città ci impone una scelta chiara: evitare che Milano venga paralizzata da contrapposizioni ideologiche o calcoli politici. L'investimento dei club, oltre 1,2 miliardi, è un'occasione che non si può perdere. Sarebbe un errore imperdonabile condannare la città all'immobilismo solo per fare opposizione".

Il coordinatore lombardo Alessandro Sorte dichiara: "Fi salva Milano". L'azzurro Alessandro De Chirico non segue la linea e vota contro, soprattutto per tutelarsi legalmente. Sull'operazione ci sono fascicoli aperti alla Corte dei Conti e in Procura.

La Lega e Fdi annunciano voto contro e la vicesegretaria nazionale del Carroccio e consigliera Silvia Sardone in aula contesta anche Fi: "Giorni fa dichiarava contrarietà e linea unitaria con il centrodestra. La Lega è coerente e non farà mai la stampella di questa giunta e di Sala". Per il capogruppo di Fdi Riccardo Truppo la posizione annunciata da Fi "indebolisce il ruolo del centrodestra e non può più essere praticata da Fdi che l'aveva per primo ipotizzata come soluzione possibile ma non preconcetta, tenuto anche conto che la Lega voterà no alla delibera". Oggi si preannuncia una resa dei conti per entrambi gli schieramenti.

Il

piano dei club prevede il nuovo stadio da 71.500 posti firmato Norman Foster e David Manica e cittadella dell'enterteinment con negozi, ristoranti, museo dei club. Sopravviverà, rifunzionalizzato, circa il 9% del Meazza.

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