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Via libera al Pnrr in Aula. Fitto: "Ora si può rivedere"

Il ministro apre alle proposte delle parti sociali: c'è tempo fino ad agosto. Contrari Pd e Conte

Via libera al Pnrr in Aula. Fitto: "Ora si può rivedere"

Il Pnrr si può riscrivere per non perdere i soldi Ue, c'è tempo fino a fine agosto e il governo ha pieno mandato per agire. Ma serve «che le parti sociali diano i loro suggerimenti», dice il ministro per Affari europei, Pnrr e Sud Raffaele Fitto, aprendo a Palazzo Chigi la cabina di regia sul Piano. Anche perché secondo il capo del dipartimento Economia e statistica di Bankitalia Sergio Nicoletti «una tempestiva e efficace attuazione del Pnrr, con gli aggiustamenti necessari, è elemento chiave per far crescere l'economia in linea con le previsioni del Def».

Con il voto dell'aula della Camera di ieri la maggioranza incassa il via libera dell'aula (196 sì, 147 no e 5 astenuti) al decreto che dovrà rilanciare l'economia italiana dopo il Covid, con M5s e Pd che masticano amaro per esserne rimasti fuori («Decreto insufficiente, che cancella il coinvolgimento delle parti sociali») mentre il Terzo polo resta alla finestra, in attesa dello spoil system ai vertici delle Unità di missione Pnrr nei ministeri previsto dal decreto. Mentre il capo dello Stato Sergio Mattarella avverte: «L'illusione della sovranità azzera in realtà la capacità di risposta dei problemi che richiedono un concorde impegno solidale e sovranazionale».

Il compito di fare un tagliando al Pnrr spetterà alla nuova Unità di missione, a cui è affidato il cuore della gestione e dei controlli del Piano, affiancata alla struttura tecnica al Mef, potenziata dalla creazione dell'Ispettorato generale dedicato alla gestione finanziaria. A fine marzo sono già 49 - per un valore di 15,5 miliardi - le gare realizzate da Consip per garantire alle Pa contratti di acquisto funzionali al Pnrr, soprattutto in settori come cloud, sanità digitale e mobilità a basso impatto ambientale, segno che il Pnrr sta diventando realtà. Che cosa prevedono invece le nuove norme? C'è la proroga di 24 mesi per i certificati, i permessi e le autorizzazioni per gli interventi per la rete a banda ultra larga. C'è una norma che prolunga lo Spid (arriva un una tantum da 40 milioni ai gestori per gli adeguamenti tecnologici richiesti dal Pnrr), mentre si fa strada l'ipotesi che sul portafoglio digitale dell'app Io possano confluire patente digitale, tessera sanitaria e tessera elettorale in formato digitale, come ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'innovazione Alessio Butti in Commissione Affari Costituzionali della Camera. E ci sono 500mila euro all'anno fino al 2025 per il «Fondo Pnrr sul made in Italy».

Novità anche sul fronte del pubblico impiego. Dal 1° marzo scorso, (in anticipo rispetto al 1 gennaio 2027) le amministrazioni coinvolte nel Pnrr possono stabilizzare il personale (non dirigenziale) a tempo determinato, dopo 24 mesi di servizio e un colloquio e potranno fare assunzioni a tempo attingendo alle graduatorie. Le Pa potranno anche ingaggiare pensionati (non più gratis) con «incarichi di vertice presso enti e istituti di carattere nazionale, di competenza dell'amministrazione statale, conferiti da organi costituzionali (anche l'Agenzia della Cybersecurity, ndr)» e sono previste disposizioni in materia di riduzione dei tempi di pagamento dei clienti delle Pa. Il Demanio potrà invece individuare immobili inutilizzati da destinare ad alloggi o residenze universitarie con i soldi del Pnrr. Via libera anche alla proroga al 31 dicembre del 2023 dell'attuazione della riforma Cartabia. Introdotte, in vista del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 a Roma, le tecniche cosiddette della progettazione universale, come il superamento delle barriere architettoniche, per la realizzazione di interventi considerati «essenziali» ed «indifferibili» su Linea A, Porta Pia, Piazza Risorgimento, San Giovanni e Piazza dei Cinquecento.

Giuseppe Conte ed Elly Schlein si arroccano sulla difensiva: «Non vi lasceremo buttare dalla finestra questi soldi, M5s pronto a un tavolo», dice l'ex premier grillino, ipotizzando che un eventuale fallimento del Pnrr «non sarebbe di Giorgia Meloni ma dell'Italia intera». «Il Pnrr è una sfida cruciale ma non c'è trasparenza nelle scelte. Così si rischia di produrre più danni e ritardi che benefici», ha affermato il segretario Pd.

«Un governo che eredita 5 missioni non fatte da noi, 55 obiettivi non decisi da noi, 25 scadenze non negoziate da noi, con dirigenti, funzionari e consulenti non scelti da noi e che non vuol perdere i finanziamenti andrebbe sostenuto, non ostacolato», sintetizza Fabio Rampelli di Fdi.

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