Lo strano spettacolo di un presidente del Senato che, seduto non molto a suo agio nel salottino tv di Fabio Fazio sulla Rai, espone un simbolo del partito di D'Alema e Bersani e lo illustra, scatena l'ironia sui social. «Amaranto, ha detto amaranto? Gli hanno fatto credere che non è rosso?», sghignazzano in molti su Twitter, mentre il povero Pietro Grasso si inerpica in originali distinguo cromatici («Per gli antichi romani amaranto significava protezione»), e intanto sullo schermo lampeggia il rosso squillante di un marchio che fa molto Partito comunista cinese.
Sul logo spicca in bianco la scritta «Grasso», nel senso di Pietro: «Io non volevo, ma mi hanno spiegato che è come il braccialetto per i neonati», si giustifica il diretto interessato. Peccato, gli ricordano sul web, che la scissione che ha dato vita a Mdp (ora ribattezzata «Liberi e Uguali Con Grasso») era nata al grido di «Basta col partito personale di Renzi». «Io non metterei mai il mio nome in un simbolo», aveva giurato un tempo Bersani. «Infatti ci ha messo quello di un altro», chiosa un cinguettatore di Twitter. Ma il culmine deve ancora arrivare.
Il conduttore tv chiede spiegazioni sul misterioso segno grafico che compare accanto al nome del partitino. Grasso ci prova: «Ci sono delle foglioline, accanto alla i, per dare l'idea dell'ambiente, sa, per le foglie». Ma non è tutto: «Queste foglioline formano una E, e questa E dà la possibilità di individuare le donne come elemento fondante della nostra formazione politica: noi abbiamo la parità di genere come elemento fondante». Per ora, in verità, la percentuale di donne ai vertici di Liberi e Uguali è più o meno analoga a quella dell'Arabia Saudita. Ma presto, a rialzare l'asticella, arriverà Laura Boldrini, e forse pure Rosy Bindi. Nel frattempo, però, sul povero presidente uscente del Senato si scatena il finimondo per quella confusa equiparazione tra foglioline, natura da proteggere e genere femminile. Le più seccate sono proprio le femministe vicine alla sinistra anti Pd. «Caro Grasso, credo che quelle tre foglioline siano i tre moschettieri con lei nella foto circolata in questi giorni», replica Fulvia Bandoli, già parlamentare Ds, riferendosi ai «capi» del partito di D'Alema e Bersani: Speranza, Civati e Fratoianni, tutti rigorosamente maschi. «Le donne simboleggiate da tre foglioline sono errori disperanti e non piccoli, come il nome di Grasso nel simbolo». È imbufalita anche Lorella Zanardo, nota per il documentario Il corpo delle donne e vicina a Sel: «Schedine Meteorine Veline. Per Natale anche Liberi e Uguali promuove le donne e ci definisce Foglioline. E da un partito di sinistra? No grazie». L'hashtag «Foglioline» impazza sui social network, nasce anche un account con questo nome, e le battute si sprecano. C'è chi reinterpreta Ungaretti: «Si sta come d'autunno sugli alberi le donne», scrive Dario Ballini. E chi evoca Umberto Saba: «Sono una fogliolina appena nata, e intenerisco ai giovinetti il cuore», cita Guido Vitiello. «Grasso presenta il simbolo con tanto di foglioline. Quelle che si fuma lui?», si chiede perfida Pamela Ferrara. Intanto si scopre che il simbolo è molto simile (dalla scritta alle foglioline) a quello che lanciò tempo fa Emergency per raccogliere fondi. L'autore del logo, che poi è il fratello di Pippo Civati, complica ulteriormente le cose spiegando che la E è anche un 3 che sta per l'articolo 3 della Costituzione. Su Twitter tagliano corto: compare e presto dilaga in rete un marchio uguale, ma con tre baffetti dalemiani al posto delle foglioline: «Con Grasso. Diciamo...».
Ma «il partito lo guiderò io, se ne accorgeranno», giura Grasso, mentre D'Alema ride sotto i baffi.Alle elezioni vuole «accumulare un tesoretto» di voti. Poi si vedrà. Magari lo si consegnerà a Di Maio. Oppure anche al Pd: «Vedremo che fare», si lascia aperte le porte Grasso.
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