Libia, gas, Somalia: italia sconfitta

Libia, gas, Somalia: italia sconfitta

Santa Sofia di nuovo moschea è un simbolico schiaffo al mondo cristiano. E fa parte di un disegno neo ottomano del «sultano» Erdogan, ben più minaccioso, che cozza con i nostri interessi nazionali. La Turchia sta fregando l'Italia su diversi scacchieri.

Il cazzotto più forte ce lo siamo beccati in Libia, dove l'intervento militare turco ha ribaltato le sorti all'assedio di Tripoli a favore del governo Serraj. L'Italia aveva paura di sporcarsi le mani e Ankara, in pochi mesi, ha scalzato il nostro paese dalla posizione privilegiata in Libia mettendoci fuori gioco. Non solo: «I turchi si sono fatti assegnare concessioni di ricerca di giacimenti di gas nel Golfo della Sirte» spiega Michelangelo Celozzi, esperto del settore e fondatore di Ten - Trans Med Engineering Network. Peccato che i turchi le hanno ottenute senza gara in aree già assegnate regolarmente alla nostra Eni e agli inglesi di Bp.

Sul fronte dell'immigrazione un alto ufficiale della Nato, fonte del Giornale, si chiede «come mai le navi da guerra turche sotto costa non vedono mai i gommoni dei migranti che partono dalla Libia?». Per non parlare dell'avanzata dei governativi lungo la costa fino alla Tunisia, grazie all'appoggio militare turco, che ha riportato in auge a Sabrata e Zhawia i vecchi boss del traffico dei migranti come Al Gospi e Ahmed al-Dabbashi detto «Ammu» (lo zio). Il sospetto è che Erdogan voglia usare la pressione migratoria via mare nei confronti dell'Europa e dell'Italia, come aveva fatto con il flusso terrestre lungo la rotta balcanica ottenendo 6 miliardi di euro dalla Ue per fermare i migranti.

Per di più il braccio di ferro a tutto campo con lo storico nemico greco ha riaperto a intermittenza il flusso balcanico. Erdogan, difensore dell'ultima sacca jihadista ad Idlib, in Siria, ha a disposizione un capiente serbatoio di profughi oltre a nordafricani, e asiatici che fanno tappa in Turchia. Dopo il Covid la rotta balcanica è tornata attiva aumentando gli arrivi al capolinea, in Friuli-Venezia Giulia.

Pure in Somalia i turchi sono riusciti a metterci all'angolo. L'Italia ha chiesto aiuto al Mit, la potente intelligence di Ankara per fare liberare Silvia Romano rapita e convertita dal gruppo jihadista Al Shabab. Nonostante un centinaio di soldati italiani addestrino per conto dell'Unione europea le truppe somale, i turchi hanno in pugno l'esercito locale e i servizi segreti grazie alla più grande base militare all'estero messa in piedi nel 2017 a Mogadiscio. Nella nostra ex colonia e protettorato la Turchia la fa da padrone nella gestione del porto della capitale e a livello di infrastrutture. A gennaio Ankara ha firmato un accordo con il governo somalo per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi molto simile a quello con la Libia.

La vera partita, che ci riguarda da vicino, è proprio quella energetica nel Mediterraneo orientale. Grazie all'utilizzo muscolare della Marina militare, Erdogan sta ostacolando lo sviluppo dell' Emgf, l'East Mediterranean Gas Forum, organizzazione internazionale fondata da 7 Paesi (Egitto, Israele, Palestina, Giordania, Cipro, Grecia) oltre all'Italia.

«L'obiettivo è creare un hub del gas liquefatto sul suolo egiziano - spiega Celozzi - da trasportare via nave cisterna e non pipeline per farlo arrivare al mercato europeo (il più grande del mondo, con 350 mld di mc/a di importazione) di cui l'Italia è l'hub di ricezione».

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