
L'hanno bloccato all'aeroporto. È l'hanno rispedito indietro senza tanti complimenti. È una brutta storia quella capitata ieri al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, arrivato a Bengasi con una delegazione della Ue di primo livello. Con lui c'erano gli omologhi di Grecia e Malta e il commissario europeo alle migrazioni Magnus Brunner. Doveva essere una giornata importante, un momento di collaborazione fra le autorità della Ue e quelle della Libia dell'Est, sotto il controllo del generale Khalifa Haftar, a sua volta spalleggiato dai russi.
Ma qualcosa è andato storto e il gruppetto è stato bloccato. Il governo di Hosama Hamad, che risponde appunto ad Haftar, accusa la pattuglia europea di "omissione delle procedure che regolano ingresso, circolazione e residenza dei diplomatici stranieri". Insomma, di ingresso illegale e di "mancanza di rispetto della sovranità nazionale libica".
Il problema sarebbe stata una discussione tra l'ambasciatore Ue in Libia Nicola Orlando, e la delegazione libica all'aeroporto. L'ambasciatore, primo a scendere dall'aereo a Bengasi, avrebbe fatto osservazioni su riprese e foto e sulla composizione della delegazione libica, per evitare, per ragioni di protocollo, di incontrare i ministri di un governo considerato illegale. Mentre la delegazione attendeva in una saletta, ne sarebbe nata una discussione sfociata nell'espulsione.
Il Viminale parla di "incomprensione", Antonio Tajani incontrerà presto Piantedosi per chiarimenti, la sostanza è che la Libia è spaccata in due. Ci sono due capitali, Tripoli e Bengasi e due governi paralleli, mentre il Paese è sempre sull'orlo della guerra civile.
Il quartetto avrebbe dovuto discutere di immigrazione e di come bloccare le partenze. C'è stato un primo meeting a Tripoli, dove è forte l'influenza turca, poi la formazione si è spostata a Bengasi, dove dal 2023 comanda il governo di Hamad, non riconosciuto dall'Onu. Qui la situazione è sfuggita di mano, a quanto pare per un malinteso sul protocollo innescato dal rappresentate della Ue, Nicola Orlando e gli "ambasciatori" europei sono stati umiliati.
Un atteggiamento che le opposizioni sottolineano in un carosello di dichiarazioni. Ironizza Ivan Scalfarotto di Italia Viva: "Brutta cosa i respingimenti, signor ministro". Sulla stessa linea Nicola Fratoianni, leader di Avs: "Piantedosi è stato respinto dalla Libia perché accusato di ingresso illegale. Stavo pensando a un commento ironico, ma direi che va già bene così". Angelo Bonelli, leader dei Verdi, si spinge anche oltre.
I progressisti sono tutti o quasi su di giri. Veloci nel saltare sull'episodio. Certo, per il governo italiano e per Bruxelles è una giornata critica. Ma anche le opposizioni non sembrano scrivere una pagina gloriosa.
"Alcune scomposte reazioni della sinistra - scrive il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di FdI - dimostrano il suo solito, macroscopico limite: essere profondamente anti italiana". Rapida a puntare il dito contro Roma. Dove peraltro pochi giorni fa Piantedosi ha ricevuto proprio Haftar. La gaffe di ieri non ferma il faticoso dialogo fra le parti.