L'idea dei cardinali. "Seguiamo la linea di Francesco"

Si restringe la lista dei papabili. "Ma è chiara la direzione data da Bergoglio"

L'idea dei cardinali. "Seguiamo la linea di Francesco"
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Grandi manovre e oscuri retroscena. Il cardinale Francesco Coccopalmerio, conversando con il Giornale, spazza via tutta la letteratura dietrologica: «In questi incontri, le congregazioni generali, ho riscontrato un clima che non esito a definire di amicizia. Amicizia fra cardinali che magari non si conoscevano e ora hanno stabilito fra di loro una certa familiarità». Il toto papa impazza ma il laboratorio in cui in queste ore viene costruito un profilo del possibile successore di Francesco funziona in un altro modo: «Gli interventi si susseguono liberamente - spiega l'ottantasettenne porporato lombardo - e ciascuno parte dall'analisi della Chiesa di oggi. Si mettono in fila gli aspetti positivi e le criticità, si disegna il ritratto del Papa che ciascuno si aspetta».

Niente nomi. Nel circuito dei media rimbalzano sempre le stesse suggestioni: gli italiani Pietro Parolin, Pierbattista Pizzaballa, Matteo Zuppi, il francese Jean-Marc Aveline, l'ungherese Peter Erdo, lo svedese Anders Arborelius.

«Ci sono stati tanti interventi - riassume alla fine della giornata l'arcivescovo di Giacarta Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo - non c'è nessun passo avanti sul nome, ma l'unica cosa chiara è che si vuole proseguire sulla linea di Papa Francesco». Poi il porporato trae le conseguenze di questa riflessione: «Penso che il problema principale che dobbiamo affrontare e di cui ho sentito parlare nelle riunioni sia l'assenza di Dio nelle nostre società».

Dio, se c'è, non c'entra. L'uomo contemporaneo è scettico, anzi è distratto, e allora diventa decisiva la domanda delle domande, quella che molti dimenticano in un cassetto: «Il Papa che desidero - aggiunge Coccolpamerio - è una persona che sappia far innamorare di Gesù. Ma non il Gesù sociologico, no, il Gesù che dà la vita eterna». Insomma, la sintesi fra riflessioni e disquisizioni è la statura umana di chi prenderà sulle spalle questa responsabilità e la forza nel trasmettere agli altri il mistero del cristianesimo. «Noi cerchiamo un uomo», ribadisce il cardinale di Algeri Jean-Paul Vesco, che butta nel cestino le previsioni su un pontefice italiano o europeo o africano. «Noi - insiste - non ragioniamo in termini di provenienza geografica». Insomma, le congregazioni generali, a 24 ore dal conclave, sono servite allo scopo. Molti tra i cardinali si sono chiariti le idee e hanno meditato in cuor loro le osservazioni più acute e autorevoli.

Forse un nome ancora non c'è, ma c'è sicuramente una short list di eminenze sotto i riflettori dei colleghi che cercano chi guiderà la Chiesa nei prossimi anni. «Wait and see», aspettiamo e vediamo, afferma il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria che poi mette sul tavolo le proprie difficoltà contingenti: «Io ho il volo di ritorno prenotato per il 19 e ho già pagato una penale per aver fatto uno spostamento».

Domani si comincia. I 133 elettori (due non sono arrivati per ragioni di salute) entreranno nella Sistina. E gli over ottanta torneranno alle loro residenze. Qualcosa però è già stato seminato in questi dieci giorni di meeting. «Mi piacerebbe - conclude Coccopalmerio - proseguire l'esperienza molto positiva che abbiamo vissuto.

Ecco, spero che il nuovo Papa chiami l'anno prossimo noi cardinali per un momento di discussione e comunione. Un concistoro di tre o quattro giorni. E spero che questo appuntamento diventi fisso. Sarebbe un'occasione importante per conoscersi e riconoscersi». Proprio come è accaduto nelle ultime due settimane.

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