Parigi - Baci e abbracci a Washington, sorrisi e battute in Australia e Nuova Caledonia. All'estero Emmanuel Macron trasfigura la sua immagine per elevarla ad icona. Forbes piazza il presidente francese in copertina e lui annuncia l'ennesima decisione che viene immediatamente contestata a Parigi: la cancellazione entro l'anno della tassa al 30% per chi vuole trasferire all'estero denaro e attività.
I ricchi francesi gradiscono, i potenti della terra lo accolgono e gli fanno i complimenti via Twitter e Facebook. Ma a Parigi la storia è diversa. Finita la sbornia internazionale, lo aspettano i francesi. Gli stessi che un anno fa lo hanno chiamato all'Eliseo ed oggi lo vorrebbero sbattere fuori a colpi di slogan e sondaggi disastrosi. Il 64% giudica negativamente il suo operato nel complesso; il 72% dei francesi lo considera padre di una politica economica «ingiusta». La tassa per chi vuol trasferire denaro all'estero sarà tolta, quella sui grandi patrimoni è già stata eliminata, sostituita con una sugli immobili di lusso.
Le cose non vanno benissimo neppure per la creatura politica fondata da Macron, a cui Matteo Renzi guarda come modello per il movimento «In Cammino», un En Marche! in salsa italiana. Al Parlamento francese i marcheurs hanno mal digerito la nuova legge sull'immigrazione, passata con 14 astenuti. «Non c'è spazio per il dialogo». Così Jean-Michel Clément ha addirittura lasciato il gruppo.
L'idea di un partito liquido, di destra e di sinistra en même temps, tramonta in favore di un malcontento questo sì, trasversale che in Francia si esprime da settimane con la raffica di scioperi. Ieri è ripreso quello dei ferrovieri: 48 ore ogni cinque giorni fino al 28 giugno, se Macron non cederà sui contratti. Chissà se dopo il c'eravamo tanto amati, la telenovela renzian-macroniana culminata con la visita di Renzi a Parigi si affievolirà come la luna di miele con gli elettori.
Il 1° maggio francese è stato caratterizzato anche dal ritorno dei black bloc, che a Parigi mancavano da tempo. Centonove arresti, un McDonald's distrutto e la prefettura che smentiva i numeri del ministero. Dall'altro capo del mondo Macron definiva «squisita» la first lady australiana, con gli australiani che pregavano i francesi di riprenderselo.
Le sue riforme vanno avanti, ma l'erosione del consenso è evidente e la Francia continua a farsi sentire. Un pilota su cinque oggi è in sciopero, il 65% dei voli è a rischio. L'evacuazione degli studenti dell'Università Tolbiac di Parigi che protestano contro la riforma dell'istruzione ha inasprito anche il rapporto con i giovani, già in allerta per il servizio civile obbligatorio. «Chi fa del disordine un progetto di società non mi vedrà mai al suo fianco, non mi tirerò indietro sulle riforme perché non ho altre chances», ribatte Macron via Forbes.
Il 40enne francese oggi è un leader in bilico. Aspira a fare la Storia.
Finora l'ha soltanto sfiorata, incontrata con un selfie. Si trova in mano tante cartoline dal mondo e un jet leg da sedicimila chilometri da smaltire in fretta per tornare sulla terra. Nella sua Francia che non lo vuole quasi più. E dentro un'Europa che lo aspetta al varco.
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