Liguria, il veto M5s fa ritirare Renzi

Il Pd si piega all'ultimatum di Conte e Iv si sfila dalle regionali. L'appello di Orlando

Liguria, il veto M5s fa ritirare Renzi
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Nel campo largo ligure è nel caos. Oggi vanno depositate liste e coalizione, e a sera ancora non era chiaro quale sia la formazione che sostiene Andrea Orlando.

La giornata inizia con il Partito democratico che si piega ai bizzosi veti di Giuseppe Conte, e Matteo Renzi che sbatte la porta: «Possiamo rinunciare alle poltrone, ma non rinunceremo mai alla dignità. E alla libertà», dice la coordinatrice nazionale di Italia viva, Raffaella Paita. E spiega: «Non ci sono più i tempi. Italia viva non parteciperà dunque alle elezioni regionali liguri, lasciando ai propri elettori piena libertà di voto». Col rischio che gran parte di quei voti vadano al candidato del centrodestra Marco Bucci. Elly Schlein e lo stesso Orlando, annusato il pericolo, si attaccano al telefono per cercare di ricomporre il quadro.

Il bye bye di Renzi a Orlando era arrivato al termine di 24 ore di paura e delirio in casa «campo largo». La lista «Riformisti uniti» (Italia viva, +Europa e socialisti) era già chiusa, pronta per essere depositata stamattina. L'apparentamento con Orlando era già stato timbrato e sottoscritto dallo stesso candidato presidente.

Poi, la sera di giovedì (subito dopo l'esplosione del «campo largo» sulla Rai e l'attacco dem al «poltronismo» di Giuseppe Conte) il capo Cinque Stelle ha dato in escandescenze: «Se c'è anche un solo renziano nella coalizione, noi andiamo per conto nostro». Panico a Genova e al Nazareno. «Se non ci sono i Cinque Stelle io ritiro la mia candidatura», minacciava Orlando. Elly Schlein, presa di sorpresa dall'improvvisa impuntatura di Giuseppi e dal rischio che tutto saltasse per aria, proiettandola verso una sconfitta elettorale, ha tentato di mediare. Ma Conte ha fatto lo sdegnato: «Ci accusate di inciuciare col centrodestra per avere posti in Rai e poi volete pure imporci Renzi? Non esiste». I dem hanno tentato disperatamente di uscire dal tunnel: «C'è un veto di Conte, la vostra lista non gli piace, dovete togliere tutti i vostri candidati se no ci lascia». Basiti, i dirigenti di Iv e +Europa hanno risposto: «Ma che modi sono? Avete appena firmato l'apparentamento con noi e a un giorno dal deposito vi piegate al veto 5s?».

Risposta dal Nazareno: «Non ce la facciamo a tenere insieme questa formazione». «Allora ciao», ha risposto Renzi. Sul tavolo di Orlando e Schlein intanto arrivava un sondaggio riservato Emg: dà la partita apertissima, con il candidato dem sopra Marco Bucci di appena mezzo punto. In questi casi, si sa, sono le liste a fare la differenza: la lista M5s viene valutata ad appena il 5%, quella di Iv al 2,5%. «La partita si giocherà su un pugno di voti, fare a meno di Iv per tener buono Conte rischia di essere un boomerang», dice un dirigente Pd. Al Nazareno è chiaro che a Conte non importa nulla del risultato in Liguria: un'eventuale vittoria se la intesterebbe il Partito democratico, e se vincesse con Iv dentro si rafforzerebbe il teorema Renzi: «Senza il centro, il campo largo non va da nessuna parte». Una sconfitta, invece, indebolirebbe solo Elly Schlein: quindi, per Conte, è preferibile la seconda ipotesi.

«Non credo che coi veti si possa fare grande strada», ammonisce dall'ala riformista del Pd Lorenzo Guerini. E la teorica del «non mettiamo nè accettiamo veti» è proprio Schlein.

Così, a sera, Elly si rimette in moto e cerca di salvare il salvabile: «É in corso una improvvisa resipiscenza del Partito democratico», dicono ironici da +Europa. «Stiamo cercando di riaprire il dialogo», dice Orlando. Oggi si saprà.

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