L'immigrato andrà in caserma E ci costerà 40 milioni di euro

Restauri al via. Al solito al Nord il grosso degli edifici

Jacopo Granzotto

A Milano la situazione sembra tornata sotto controllo. Da qualche giorno il numero di immigrati in arrivo è diminuito e i centri si stanno parzialmente svuotando. O meglio, stanno riuscendo a gestire la situazione senza ricorrere a soluzioni d'emergenza. Che, comunque, resta: dall'autunno 2013 a oggi Milano ha già accolto 96 mila migranti e in una sola notte si è arrivati ad ospitarne 3.300. Nel resto del Paese la situazione resta critica. Nel Sulcis, Sardegna, ad esempio, siamo già a 400 sbarchi nel 2016. E tra i tanti algerini arrivati nelle ultime 48 ore molti sono stati sorpresi a rubare.

Per arginare le future emergenze (e in attesa di sbloccare questa benedetta «relocation») l'ultima del Governo è la ristrutturazione capillare delle caserme dismesse. Una tranche d'investimenti da 40 milioni di euro per accogliere richiedenti asilo, minori non accompagnati, immigrati in fase di transito, eccetera. Più o meno 5000 persone che si aggiungeranno ai 3000 già sistemati in altre caserme. Poi, ha annunciato il ministro Alfano, da settembre qualcuno se ne andrà in Germania. L'ottimismo regna sovrano. Ma se fossimo in un'agenzia di scommesse la relocation renzian-alfaniana sarebbe quotata come la vittoria finale in Champions League del Basilea: a 350.

In dettaglio, il piano profughi del Viminale prevede la ristrutturazione o l'adeguamento di decine di strutture statali già acquisite dal Ministero o in fase di acquisizione. Si va dalle caserme dismesse alle vecchie carceri, dalle tendopoli, agli ospedali militari agli ex depositi di munizioni. Tutte strutture che saranno adibite a centri d'accoglienza entro tre mesi. Sei le ex caserme già attive: una in Friuli, una in Sicilia, quattro in Veneto. Come al solito è soprattutto il Nord a mobilitarsi maggiormente per l'accoglienza. Otto sono, infatti, i siti individuati in Lombardia (a Milano due, tra cui la caserma Montello di via Caracciolo), undici in Veneto e addirittura quattordici in Friuli Venezia-Giulia. Oltre il doppio di quelli individuati in tutto il Meridione, Sicilia compresa. La Campania, ad esempio ne ha cinque, il Lazio appena due. Con la certezza che durante i lavori molti militari saranno sfrattati. Sbotta il governatore del Veneto, Luca Zaia: «L'unico annuncio che dovrebbe fare il ministro Alfano è quello della fine dell'arrivo di nuovi immigrati; ormai ne abbiamo le scatole piene di questa vicenda. Ci mancavano pure le undici caserme da destinare ai clandestini, è chiaro che due terzi degli arrivi non sono fatti da veri profughi e noi vorremmo aiutare solo chi ha bisogno. La prima quota del luglio 2014 era di 788 immigrati, l'hanno rinnovata unilateralmente 17 volte. Oggi è di 11mila 587, mentre in Veneto ne sono arrivati 26mila. Vuol dire che ci sono più di quindicimila fantasmi che sono arrivati nel nostro territorio. Dove sono?»

Zaia punta il dito contro le 11 caserme. «La preoccupazione è molta. Il vero tema è quello dell'impatto sui territori di gruppi importanti, ma anche di integrazione e futuro del Veneto.

Ci troviamo di fatto un territorio che avrà grossi problemi di legalità». La soluzione ce l'avrebbe. «Passa per i campi di prima accoglienza nei paesi del Nord Africa, da lì si potrebbero poi garantire i corridoi umanitari». Zaia se ne faccia una ragione e confidi, piuttosto, nella Merkel.

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