
L'Italia si occuperà della ricostruzione di Odessa, annuncia Giorgia Meloni nel suo discorso alla Conferenza per l'Ucraina. In primo piano, dice la premier, ci sono "alcuni dei simboli e dei luoghi che compongono il mosaico identitario della nazione ucraina: la cattedrale della Trasfigurazione, la Filarmonica, il museo delle belle arti, gemme di un patrimonio culturale splendido". Poi ci sono le necessità e le prospettive di uno dei centri economici più vivaci del Mar Nero. "Nella zona siamo già presenti più di molti altri", spiega Ugo Poletti, milanese, bocconiano, che a Odessa vive ormai da anni e dove ha fondato l'Odessa Journal, giornale in lingua inglese della città. "Tra aiuti umanitari, spese per il restauro e la ricostruzione, sul tappeto abbiamo già messo sul tappeto un centinaio di milioni. Ma il futuro sembra promettere molto: si dice di solito che l'Ucraina meridionale è il granaio del mondo. E secondo le previsioni di tutti gli analisti produzione e traffici dovrebbero raddoppiare se non triplicare".
Ad alimentare le speranze di svolta è stata la legge sulla privatizzazione delle terre voluta da Zelensky. "Sul regime giuridico delle proprietà era stata dichiarata una moratoria ventennale. I lotti venivano assegnati per l'utilizzo secondo criteri clientelari e comunque poco chiari, il che non favoriva gli investimenti. Ora la situazione si è sbloccata: ci si aspetta un boom di produzione e un boom nel settore collegato della logistica. C'è chi si è già portato avanti: poche settimane fa Msc, il gruppo italo-svizzero della famiglia Aponte ha acquisito il 50% di uno dei maggiori gruppi ucraini del settore, "N'Unit". È il primo grande investimento di un operatore internazionale dall'inizio della guerra. Senza dimenticare che la stessa Msc ha da poco acquisito il 49,9% del capitale dell'amburghese Hhla, che controlla il terminal container della città.
"Tra i settori che sembrano promettere di più c'è anche quello della difesa", aggiunge Poletti che è appena stato nominato rappresentante per l'Ucraina, della Fondazione Med-Or, creata da Leonardo e a cui aderiscono grandi gruppi come Enel, Eni e Fincantieri. "Quello che in Italia richiede tre anni, qui si fa in tre mesi". Infine c'è un altro comparto direttamente legato alla guerra: quello ospedaliero. "Nella zona si pensa a una ventina di nuovi luoghi di cura e di riabilitazione. Da queste parti sono tecnologicamente avanti sia nel campo digitale che in quello dell'automazione. Le protesi sono sempre più sofisticate e avveniristiche".
Ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e il ministro per la ricostruzione ucraino, Oleksii Kuleba (insieme nella foto), hanno firmato un paio di accordi che riguardano direttamente Odessa.
E il tutto accade mentre la città rimane sotto la minaccia dei bombardamenti. "Qui si dorme pochissimo: gli attacchi possono durare da 20 minuti a due ore, ma se iniziano alle tre di notte, il sonno è perso", aggiunge Poletti. "Eppure è incredibile la vivacità che la città riesce a conservare: negozi e ristoranti sono pieni, la stagione del Teatro dell'Opera in piena attività.
L'unica conseguenza c'è stata sulla lingua: Odessa è una città cosmopolita ma tutti hanno sempre parlato russo. Solo che l'idea che siano i russi a bombardare ha fatto cambiare idea a parecchi. E adesso per strada si sente anche l'ucraino".