Cingoli (Macerata) - Le due sponde si osservano lungo un rettilineo di asfalto segnato dai divieti. Il viadotto sul lago è chiuso, la zona è sezionata, una microregione priva della via regina di collegamento. La metà delle scuole qui sono state prese a schiaffi dalle scosse e l'ospedale è stato evacuato. Cingoli, nord-ovest di Macerata, il balcone delle Marche lo chiamano, panorama sul Monte Conero e il Mar Adriatico. Diecimila abitanti, uno dei più grandi istituti alberghieri della regione ora chiuso perché pericolante. Ma soprattutto cittadina custode di una diga a sbarramento del fiume Musone che dall'87 ha creato il lago artificiale più esteso di questa parte del centro Italia, sorvolato da tre viadotti: uno, il più grande, spaventa dal terremoto di Amatrice. La chiusura è precauzionale, e dopo il crollo del cavalcavia di Lecco la decisione non appare senza senso. Precauzionale ma a tempo indeterminato: non si vede luce per i lavori di consolidamento, e Cingoli al momento non è inserito tra i Comuni del cratere sismico che possono accedere ai fondi speciali del terremoto.
Nel 2011 una prima ispezione al viadotto svolta dalla Protezione Civile indicava un rischio dell'84% in caso di eventi sismico. Dopo la scossa del 24 agosto tra Lazio e Marche un secondo dossier, di una squadra mista di tecnici di Comune, Protezione Civile, Consorzio di Bonifica e Regione. Risultato: anomalie crescenti. Lesione al pilastro 10 aumentata di circa un metro e nuova fessura della stessa dimensione. Quattro nuove crepe nel pilone 11. Altre quattro nel numero 13. Gli ispettori disponevano una prova di carico, esito positivo. Ma dopo le due violente scosse di mercoledì sera, con epicentro la vicina Valnerina, «ho deciso di chiudere spiega il sindaco, Filippo Saltamartini la paura che possa crollare è tropo grande. È l'unica soluzione anche se sto bloccando un'economia. Non abbiamo avuto fondi dopo Amatrice ma i Comuni esclusi non possono derogare al patto di Stabilità. Quindi non posso accendere nessun mutuo per i lavori del viadotto. Sono bloccato». Lavori da svariati milioni, necessari anche alla luce dell'ultimo dossier tecnico di settembre, per quelle fessurazioni dei pilastri, quelle crepe che si allungano.
La proprietà del ponte è del Consorzio di Bonifica, il Lago creato dalla diga è del Demanio. Le doppie competenze non aiutano. II sindaco allarga le braccia: «Questa è una zona di grandi industrie manifatturiere, maglieria, tralicci in acciaio, settore elettrico, con tre ristoranti molto noti di cui uno frequentato pure da Benigni..
. Ma qui siamo soli. Il premier vola a Bruxelles per chiedere allentamenti del patto di Stabilità ma i Comuni restano schiavi del patto, e quelli colpiti dal terremoto e senza sussidi non possono essere lasciati liberi».
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