Coronavirus

L'indice di positività non cala. Locatelli: "Shopping galeotto"

Ieri 20.331 nuovi casi, l'11,38% dei 178.596 tamponi. Il presidente del Css: "Paghiamo i giorni prenatalizi"

L'indice di positività non cala. Locatelli: "Shopping galeotto"

Sembrano tanti i 20.331 nuovi contagi conteggiati ieri. Perché era dal primo giorno dell'anno che non se ne verificavano tanti. Allora erano stati 22.211. Ma in realtà il numero dei tamponi effettuati è alto, 178.596. E questo dà vita a un indice di positività piuttosto basso rispetto alla media degli ultimi giorni: 11,38, curiosamente la stessa percentuale del giorno prima, mentre il 4 gennaio era stato del 13,85.

Insomma, siamo in un plateau. Anche se il serafico Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, vede l'aspetto positivo. «L'impatto che registriamo sulla curva epidemica deriva da quello che è stato fatto nel periodo precedente il Natale», dice all'Huffington Post, ma secondo lui ci sono anche «segnali positivi», che certo non autorizzano ad abbassare la guardia.

Il problema è che dopo lo shopping, arriveranno la riapertura delle scuole, i giorni gialli e arancioni, un ritorno alla (quasi) normalità che potrebbe colorare il nostro gennaio di tinte fosche.

Le feste concluse ieri non sono state un disastro, ma nemmeno l'avvio sulla strada della salvezza. Negli ospedali la situazione è stabile. Ieri si sono contati 568.712 attualmente positivi, 449 in meno rispetto al giorno prima. Di questi 25.745 sono ricoverati (219 in meno rispetto al giorno precedente), 23.174 in reparti ordinari (-221) e 2.571 in terapia intensiva, dato questo in lieve aumento (+2), ciò che non fa stare tranquilli.

I morti non accennano a diminuire. Ieri sono stati 548 e hanno portato il totale d 76.877 dall'inizio dell'emergenza. Ed è sempre il Veneto con 126 a contarne il maggior numero, davanti alla Lombardia con 92 e all'Emilia-Romagna con 61. Veneto che purtroppo continua a essere un caso anche in termini di contagi sia in valore assoluto (ieri 3.638 nuovi casi) sia in termini percentuali, essendo i tamponi positivi il 17,01 per cento dei 21.386 effettuati. Fa peggio soltanto la Sicilia, che con 1.692 nuovi contagi e 9.767 test refertati tocca la percentuale del 17,32. Tra le grandi Regioni seguono la Puglia con il 15,75 per cento (1.581 casi du 10.037 tamponi), il Piemonte con il 13,98 (1.163 contagi su 8.335 tamponi), il Lazio con il 13,02 (2.007 nuovi casi su 15.417 test) e la Lombardia che si attesta al 10,37 per cento (2.952 tamponi positivi su 28.462).

«Considerata la curva epidemica, alla luce dei tempi di incubazione del virus - spiega Locatelli - l'impatto registrato dai dati che riflettono quanto è accaduto quindici giorni prima attualmente è quello del periodo prenatalizio. La curva è, comunque, sotto controllo, l'incremento dell'Rt contenuto: frutto delle misure introdotte senza le quali avremmo pagato un prezzo più alto». Non è però tutto oro quello che luccica. «Alcuni indicatori devono allertarci - prosegue il presidente del Consiglio superiore di sanità -. Come la percentuale dei tamponi positivi che nei giorni scorsi è risalita fino al 17 per cento, il numero di posti occupati in aree mediche e terapie intensive, sotto soglia ma non più in decrescita o addirittura in aumento rispetto ai giorni scorsi.

Questo deve farci mantenere alta l'attenzione, indicazione alla base delle misure prese nelle ultime ore.

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