È stato un giorno di grande attesa quello vissuto ieri negli Stati Uniti, e non solo. Il giorno «X» in cui il presidente americano Donald Trump ha consentito la pubblicazione, a oltre mezzo secolo di distanza, degli ultimi segreti su uno dei più grandi misteri d'America, l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas, il 22 novembre 1963. Ieri scadeva il termine dei 25 anni fissato dal Congresso con una legge del 1992, firmata dall'allora Commander in chief, George H.W. Bush, per mettere a tacere le teorie cospirative sull'uccisione di Kennedy. Solo Trump aveva il potere di bloccare - completamente o parzialmente - la divulgazione dei documenti custoditi agli Archivi Nazionali, oltre 3.100 file classificati mai visti prima.
Dalle carte, per la maggior parte (si pensa) compilate da Cia ed Fbi, gli esperti non si attendono novità esplosive, quanto piuttosto qualche dettaglio in più per fare maggiore chiarezza sulla figura del killer Lee Harvey Oswald. E sui suoi presunti legami con Cuba, Unione Sovietica, Cia e mafia. In particolare, gli storici sperano si possa fare luce sul misterioso viaggio che Oswald fece a Città del Messico alcune settimane prima dell'assassinio. E proprio su questo punto c'è la preoccupazione che i file possano rivelarsi imbarazzanti per il Messico, danneggiando ancora di più le traballanti relazioni con gli Stati Uniti. Nonostante il direttore della Cia, Mike Pompeo, abbia tentato sino all'ultimo di convincere Trump a cambiare idea, il tycoon ha annunciato nei giorni scorsi la sua intenzione di rendere pubblici i file sulla morte di Kennedy. «L'attesa diffusione dei #JFKfiles avrà luogo giovedì. Molto interessante», ha poi confermato su Twitter. La legge approvata dopo l'uscita nel 1991 del controverso film di Oliver Stone «Jfk - Un caso ancora aperto», che ha alimentato le teorie del complotto sull'uccisione del 35esimo presidente Usa, aveva già consentito la divulgazione di milioni di pagine legate all'omicidio, ma aveva fissato per il 26 ottobre 2017 la scadenza per diffonderle tutte. A meno che non pregiudicassero la sicurezza nazionale.
«Stay tuned», rimanete sintonizzati, si leggeva nelle ultime ore sul sito degli Archivi Nazionali, dove i file vengono resi pubblici. Non è chiaro se i documenti saranno in grado di fare chiarezza o aggiungeranno scetticismo in un paese dove soltanto il 30% dei cittadini è convinto che Lee Harvey Oswald abbia agito da solo. Con le polemiche che ancora tengono banco, e Mosca che respinge ogni coinvolgimento dell'ex Urss, parlando di «disinformazione» e fake news. «Le carte sull'omicidio Kennedy sono state tenute segrete per diversi decenni, e se adesso bizzarre insinuazioni sulla Russia cominciano a svilupparsi anche su questo tema, possiamo solo rammaricarcene», ha affermato una portavoce del ministero degli esteri russo. In oltre mezzo secolo sono state elaborate le più svariate teorie del complotto, tra le quali quella dei diversi killer: a differenza della Commissione Warren, che stabilì come Oswald fu il solo esecutore materiale dell'attentato, c'è chi pensa che gli uomini armati fossero due. E ad uccidere Kennedy potrebbe essere stato un individuo che si trovava lungo il percorso del corteo presidenziale. L'amico e consigliere di Trump, Roger Stone, invece, ha scritto un libro accusando il vice - e successore - di Jfk, Lyndon Johnson, di essere stato la mente dell'assassinio.
Una delle ipotesi più popolari è poi quella che sostiene il coinvolgimento della Cia, e ancora c'è chi parla di una vendetta dell'ex leader cubano Fidel Castro, dopo il fallito tentativo degli Usa di rovesciare il regime. C'è pure l'ipotesi secondo cui ad ordinare l'omicidio di Jfk sia stata la mafia, e infine quella che Kennedy non fosse il bersaglio, ma sia stato ucciso per sbaglio al posto del governatore del Texas John Connally.
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