Politica internazionale

"L'instabilità in Libia fa comodo a chi vuole destabilizzare l'Europa"

L'ex capo di Stato maggiore sui mercenari russi: "Le loro attività deleterie per noi in Africa, non solo per il fenomeno migratorio"

"L'instabilità in Libia fa comodo a chi vuole destabilizzare l'Europa"

«Non solo le condivido le parole del ministro Guido Crosetto, ma già in precedenza avevo affermato e scritto che la Wagner sta portando avanti una politica di colonizzazione dell'Africa». A confermarlo è il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, fermamente convinto che gli sbarchi di migranti delle ultime settimane abbiano l'obiettivo di destabilizzare l'Italia. «Le forze di opposizione non cercano altro che strumenti per attaccare un governo in difficoltà per la saturazione delle sue capacità di ricerca e soccorso», spiega il militare.

Generale, esattamente, che ruolo svolge la Wagner in Libia?

«Il gruppo Wagner sta colonizzando l'Africa e non soltanto fornendo armi a governi o a fazioni, soprattutto in Cirenaica, ma anche acquisendo diverse società e allargando così i propri interessi. Questo accade attraverso un meccanismo di espansione che avrebbe dovuto essere controllato in maniera più attiva perché il loro principale riferimento è Putin. Oggi, quindi, le attività di Wagner nel continente africano sono controproducenti e deleterie per noi, non solo per il fenomeno migratorio. E non è escluso che questo scenario si possa ripetere in altri paesi del Centro e del Nord Africa».

I russi, dunque, godono di grande influenza tra i politici locali africani?

«Certo. La loro influenza è rivolta sicuramente verso chi decide. In Mali, per esempio, hanno approfittato di un regime change per mettere le proprie risorse a disposizione di una nuova dittatura e, con l'estromissione dei francesi, sono entrati loro».

Ma la Libia è un Paese ancora instabile e in guerra?

«È un Paese in condizioni di stallo dove le due parti della mela, Cirenaica e Tripolitania, corrispondono a due diverse aree di influenza con diversi attori internazionali. Nonostante i tentativi numerosissimi che hanno fatto sia la comunità internazionale sia loro stessi, la Libia rimane un Paese spaccato in due che sarebbe meglio dividere. L'unica soluzione è che la comunità internazionale riconosca questa divisione piuttosto che essere continuamente su una graticola che può portare vari problemi non solo relativi al fenomeno migratorio».

Quali sono i rischi per l'Italia?

«La Wagner in questo momento ha una capacità di indirizzo nei confronti di chi governa la Cirenaica, il generale Haftar, e può promuovere un'apertura incontrollata e massiccia dei flussi migratori verso il Mediterraneo. Questo provoca all'Italia delle difficoltà oggettive nella gestione del fenomeno migratorio rispetto a un flusso sovradimensionato e mette a rischio la tenuta del sistema politico perché la battaglia politica può sfociare in crisi vere e proprie che, al momento, non sono in vista, ma che sono sempre possibili».

Il governo sta agendo bene? Quali sono le soluzioni che dovrebbe adottare?

«Il governo ha un gioiello del quale non tutti sembrano essere consapevoli: la Guardia Costiera, un istituto che ci invidiano non soltanto in ambito europeo, ma anche internazionale. Le sue attività devono essere coadiuvate da interventi governativi e non intralciate come sta succedendo in questo momento. Tutti devono mettere a disposizione le proprie risorse per un funzionamento migliore della Guardia Costiera che, in questo momento, è sotto pressione. Di questo è bene che ne prenda consapevolezza il Paese, ma anche il Parlamento attraverso un'acquisizione di elementi informativi che portino a verificare quanto il governo e l'opposizione stiano sostenendo la guardia costiera o quanto la stiano ostacolando».

Sulla tragedia che si è consumata a Cutro, dove sta la verità?

«La verità sarà quella che stabilirà l'autorità giudiziaria perché la verità conosciuta è quella di un mancato coordinamento e, forse, di inversione di ruoli tra due corpi dello Stato: la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza».

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