Milano Si chiama Manifesto della comunicazione non ostile ed è un decalogo di buone maniere in rete. Ha furoreggiato tra gli adulti, adesso con una circolare del ministero dell'Istruzione e il supporto scientifico dell'Istituto Toniolo, ente fondatore dell'Università Cattolica, viene adottato nelle scuole superiori. Nome dell'iniziativa «Condivido»: hanno già aderito circa mille istituti e all'Unicredit Pavillion di Milano il 15 maggio (in collegamento con Trieste e Matera) con il ministro Valeria Fedeli i testimonial presenteranno in pochi minuti i principi per stare sui social senza aggressività e controindicazioni anche per se stessi. A illustrare le regole le cantanti Chiara di X- Factor e Lodovica Comello, il presentatore Paolo Ruffini e l'attrice e cantautrice Diana Del Bufalo, fidanzati nella vita, gli autori del sito satirico Lercio e il direttore di Fanpage Francesco Piccinini, Dario Gasparo, vincitore dell'Italian Teacher Prize, e un giocatore del Milan.
«Prevediamo di coinvolgere circa trentamila studenti e non vogliamo bacchettare nessuno. I ragazzi hanno bisogno di conoscere le regole, anche se sanno usare bene gli strumenti» spiega Rosy Russo, mamma di «Parole O_Stili», nato da un gruppo di amici da cui poi, a più di cento mani, è stato generato il Manifesto. «In rete - spiega - ci scontriamo quotidianamente con ostilità tra persone che neanche si conoscono e se chiedi loro perché si comportano così, dicono che l'hanno fatto per noia».
Non si vuole convincere i ragazzi a non navigare, impresa stupida oltre che impossibile, ma aiutarli a mettere insieme virtuale e reale, principio numero uno. Oppure dire che «prima di parlare bisogna ascoltare. Nessuno ha sempre ragione, neanche io». O ancora: «Condividere è una responsabilità. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi». E poi: «Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare». Fino a: «Gli insulti non sono argomenti. Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi».
Cristina Pasqualini, ricercatrice della Cattolica e dell'Osservatorio Giovani del Toniolo, porta la sua esperienza sui banchi delle superiori: «Il 73,3% dei giovani millennials intervistati chiede che le autorità eliminino l'hate speech, ovvero l'abuso di termini offensivi ed espressioni di odio e intolleranza verso persone o categorie sociali, come risulta dalla nostra ricerca». La prima regola che cita è la seconda, «si è ciò che si comunica. Spesso i giovani comunicano in maniera non accorta.
Non se ne rendono conto ma sulla rete resta traccia di tutto e ciò può avere ripercussioni negative. Se faranno un colloquio di lavoro quando saranno più grandi, ne sarà danneggiata la reputazione. Non è vero che ciò che faccio nel virtuale non intacca il reale. On line ci siamo noi, come persone».
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