Il rischio del "contropotere etico"

È stato instillato nella testa dei cittadini italiani il convincimento che ci sia un potere che si debba occupare dell'etica pubblica e, perché no, anche di quella privata. Tale potere è la magistratura. Niente di più sbagliato

Il rischio del "contropotere etico"
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di Giuseppe Benedetto*

Quella della presidente di Fininvest è stata una riflessione molto importante sul sistema giustizia. È apparso chiaro che a parlare sia stata "la figlia". Lei stessa l'ha scritto e ne aveva tutto il diritto, direi quasi il dovere, di farlo. È vero che le sentenze vanno rispettate sempre, e quella della Cassazione su Berlusconi e Dell'Utri non deve fare eccezione, essendo peraltro di particolare rilevanza.

Ma quel che qui mi interessa analizzare del pezzo di Marina Berlusconi sono due aspetti che vengono fuori dalla cittadina e dall'imprenditrice. Quando afferma che sulla parte in ombra della giustizia, quella che efficacemente chiama "la luna nera", agisce quel settore della magistratura che si costituisce in contropotere investito da una missione ideologica, centra esattamente il problema. La questione è di carattere squisitamente culturale. È stato instillato nella testa dei cittadini italiani il convincimento che ci sia un potere che si debba occupare dell'etica pubblica e, perché no, anche di quella privata. Tale potere è la magistratura. Niente di più sbagliato. Un magistrato che fa il suo dovere, sia esso giudice o pm, non deve mai occuparsi di questioni etiche. Esso diverrebbe l'interprete dello "Stato etico", quanto di più lontano dalla democrazia liberale possa esistere, eppure tale convincimento è assai difficile da estirpare.

Quando scrive poi che l'Italia resta un paese giustizialista, dove le peggiori pulsioni vengono promosse dai mezzi di comunicazione, dice una cosa tanto vera quanto bizzarra. Il gruppo che a lei fa capo si muove da sempre nel settore delle comunicazioni, dando ancora voce all'Italia "urlata", quella per cui il paese deve essere diviso in curve contrapposte. Da più di un elemento che si evince da ciò che dice non da oggi Marina Berlusconi, traiamo l'impressione che sia mossa da sincero spirito democratico liberale. Allora, forse, agire di conseguenza cercando di riequilibrare soprattutto alcune trasmissioni televisive del gruppo Mediaset potrebbe tornare utile alla causa di noi garantisti, di Marina Berlusconi, e soprattutto dell'Italia.

Sull'altro importante punto dai lei toccato nel suo articolo, la separazione delle carriere dei magistrati, la mia posizione è nota e l'ho espressa diverse volte anche su questo giornale. Ciò che sconcerta, è prendere atto dell'idea possessoria che l'Associazione nazionale magistrati ha dei luoghi pubblici, che utilizza ad libitum per i propri comizi, come il Tribunale di Napoli nei giorni scorsi e la Corte di Cassazione ieri. Abbiamo ancora il senso dello Stato per ritenere che un sindacato, tale è l'Anm, non possa occupare tali spazi a proprio piacimento.

Ma di questo ne parleremo approfonditamente nei prossimi giorni, a riforma approvata, quando inizieremo ad affrontare anche la questione che caratterizzerà il dibattito referendario dei prossimi mesi.

*presidente Fondazione Einaudi

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